ll fatturato del vino e degli spumanti in Italia cresce del 3 per cento e raggiunge nel 2013 il valore record di 9,3 miliardi per effetto soprattutto delle esportazioni che per la prima volta hanno superato i 5 miliardi (+7 per cento) alle quali si è aggiunto un leggero incremento delle vendite sul mercato nazionale che sono risultate pari a 4,2 miliardi (+1,5 per cento). E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata al Vinitaly di Verona.
Nel 2013 gli italiani hanno acquistato meno vino in quantità, ma a prezzi maggiori con il risultato che il fatturato realizzato sul mercato nazionale è aumentato, ma è l’export di vino a registrare uno storico record, superando per la prima volta il muro dei 5 miliardi di euro, il 7 per cento in più rispetto all’anno precedente.
Vendite in aumento un po’ ovunque, dalla Gran Bretagna (+15 per cento) alla Francia (+9 un per cento), alla Germania (+6 per cento). Balzo avanti anche in Russia, con un +14 per cento, ma le bottiglie tricolori spopolano anche negli Stati Uniti con un +7 per cento mentre – continua la Coldiretti – si inverte la tendenza e crollano invece per la prima volta le esportazioni di vino italiano in Cina con un calo del 3 per cento in valore a 74,8 milioni di euro.
Una crescita complessiva che ha offerto opportunità di lavoro ad un milione e duecentocinquantamila italiani nel 2013 tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti piu’ diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (vinacce e raspi). Secondo uno studio della Coldiretti la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3) commercio/ristorazione, 4) vetro per bicchieri e bottiglie, 5) lavorazione del sughero per tappi, 6) trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9) vivaismo, 10) imballaggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/formazione/divulgazione, 12) enoturismo, 13) cosmetica, 14) benessere/salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) informatica, 18) bioenergie.
Non è un caso che la laurea del gruppo agrario ed enologico si colloca sul podio tra quelle con i migliori esiti lavorativi occupazionali con l’82,5 per cento dei laureati che è occupato a cinque anni dalla conclusione del ciclo di studi contro il 74,2 per cento di quelli del gruppo giuridico, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Almalaurea. “La decisa svolta verso la qualità ha messo in moto nel vino un percorso virtuoso in grado di conciliare ambiente e territorio con crescita economica e occupazionale anche attraverso l’integrazione di categorie come giovani, donne e immigrati che in questo momento hanno maggiori difficoltà nell’accesso al lavoro – ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
La capacità del settore di generare occupazione ha stimolato l’interesse delle giovani generazioni come dimostra il fatto che all’’Università di Palermo nella facoltà di agro-ingegneria al test per frequentare il corso di viticoltura ed enologia si sono presentati quasi un numero doppio rispetto ai posti a disposizione, mentre alla statale di Milano i nuovi iscritti ai corsi di laurea in scienze agrarie ed enologia hanno avuto un’impennata di oltre il 50 per cento. Ma continua il trend positivo anche negli istituti agrari, come l’Istituto professionale per l’agricoltura Carlo De Franceschi di Pistoia dove aumentano del 20% gli iscritti al primo anno, e per l’anno scolastico 2014-15 si arriverà a 370 alunni in totale.
Sono circa mezzo milione i titolari di vigneti in Italia che – conclude la Coldiretti – operano su 650mila ettari di terreno dei quali ben 480mila Docg, Doc e Igt, ma si contano anche circa 200mila imprese e 35mila imbottigliatrici di una produzione che per il 30 per cento è destinata a vini da tavola, per il 30 per cento a vini Igt e per il 40 per cento a Doc e Docg”.