WWF, Legambiente e Greenpeace Italia chiedono il rigetto definitivo di tutti i procedimenti ancora pendenti nell’area di interdizione delle 12 miglia dalla costa (a cominciare da Ombrina) e una moratoria di tutte le attività di trivellazione a mare e a terra. Le associazioni denunciano inoltre una grave distorsione nell’operato del Ministero dello Sviluppo Economico, che sostiene e attua politiche di retroguardia in una difesa d’ufficio dei combustibili fossili, contro le scelte energetiche imposte dagli impegni assunti dall’Italia per la salvaguardia del clima: promuovere le energie rinnovabili, il risparmio e l’efficienza energetica per mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C.
Lo ricordano gli ambientalisti nel giorno in cui la Corte Costituzionale ha deciso di rimandare la Camera di Consiglio sui sei referendum contro le trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa e sul territori proposti da dieci Regioni (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) sulle norme contenute nel decreto Sviluppo del 2012 e nel decreto Sblocca Italia del 2014.
Il Governo Renzi, – sostiene il WWF in una nota – ha un problema con i pasdaran pro-trivelle del Ministero dello Sviluppo Economico che, favorendo il più clamoroso conflitto istituzionale oggi in atto (con 10 Regioni che hanno promosso 6 referendum), interpretano in maniera distorta e riduttiva il ruolo del Ministero facendo proprie le valutazioni di Assomineraria e gli interessi dei petrolieri e non difendendo, con altrettanta forza, gli altri settori economici consolidati strategici per il Paese (turismo e pesca).
Ricordiamo che il 22 dicembre il ministero dello Sviluppo economico ha firmato il decreto di conferimento per la concessione alla Petroceltic Italia srl, che si occuperà di ricerca petrolifera off shore al largo delle isole Tremiti, nel parco naturale del Gargano, al largo di Foggia, in Puglia.
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