Rinnovabili non fotovoltaiche, le proposte degli Stati Generali della Green Economy

eolico

Allo studio del Governo il contestato Decreto sulle fonti rinnovabili non fotovoltaiche. Il gruppo di lavoro Energia e Clima degli Stati generali della Green Economy ha elaborato alcune proposte che ha inviato ai Ministeri dello Sviluppo economico e dell’ Ambiente.
Il decreto di prossima emanazione, si legge in una nota diffusa dal gruppo, può essere una opportunità per intraprendere un percorso che garantisca una ripresa della crescita delle fonti rinnovabili in Italia, purché siano tenuti ben presenti tre aspetti strategici: avviare un percorso di reale semplificazione, prevedere meccanismi adeguati per il sostegno a cominciare dagli impianti di piccola taglia e dalla generazione distribuita, dare maggiore efficacia al meccanismo delle aste.

La quota di fonti rinnovabili sui consumi energetici in Italia è cresciuta fin quasi a conseguire nel 2013 il target del 17% previsto per il 2020. Tuttavia, prosegue la nota, una serie di interventi normativi negli ultimi anni ha pesantemente rallentato lo sviluppo del settore, con ripercussioni negative su occupazione e investimenti. Servirebbe ora un’azione capace di garantire una ripresa di livelli di crescita sostenibili dal punto di vista economico, e capace di ridare prospettive e certezze al settore delle rinnovabili in Italia anche in linea con i nuovi obiettivi europei. Per rendere fattibile l’impegno europeo del 27% del consumo finale lordo di energia coperto con rinnovabili al 2030, sarebbe necessario, oltre ad una crescita realistica di biocarburanti e calore, di coprire oltre il 50% del fabbisogno di energia elettrica con fonti rinnovabili.
“Il decreto elaborato dal Mise ed attualmente in consultazione al Ministero dell’ Ambiente – ha dichiarato Andrea Barbabella coordinatore del gruppo di lavoro Energia e Clima – rappresenta in ogni caso un provvedimento a breve termine, e riteniamo pertanto urgente aprire da subito una fase di confronto con gli operatori e i soggetti coinvolti sulle politiche di sostegno al settore con orizzonte almeno al 2020”.
Ecco nei particolari le tre proposte:
1. Avviare un processo di reale semplificazione:Il mondo delle rinnovabili chiede da tempo non tanto più risorse, quanto una maggiore semplificazione dei meccanismi di sostegno e degli iter autorizzativi, che gravano sulle imprese scoraggiando gli investimenti e aumentando il costo del kWh rinnovabile rispetto agli altri paesi europei. In tale contesto si propone di inserire nel Decreto misure atte a limitare l’aleatorietà e l’imprevedibilità dell’attuale sistema “a tetto” basato sul contatore del GSE. Si propone, inoltre, un alleggerimento degli iter previsti dai meccanismi delle aste e dei registri, nonché procedure autorizzative semplificate per gli interventi di rifacimento e ricostruzione , mantenendo i necessari livelli di tutela ambientale.
2. Prevedere meccanismi adeguati per il sostegno a cominciare dagli impianti di piccola taglia e dalla generazione distribuita:Si ritiene necessario rivedere le tariffe e i contingenti con i criteri di accesso connessi, favorendo la generazione distribuita e puntando maggiormente sulla crescita degli impianti di piccola taglia eolici, idroelettrici e a biomasse/biogas. I tagli proposti rispetto al DM 6 luglio 2012 sono eccessivamente penalizzanti e rischiano seriamente di compromettere lo sviluppo di queste tecnologie. In particolare si propone di rivedere al rialzo i contingenti dei piccoli impianti e di mantenere tariffe in linea con quelle del DM del 2012 consentirebbe di continuare a supportare questi comparti strategici senza incidere in modo significativo sulla bolletta, anche grazie alla progressiva chiusura dei vecchi meccanismi di incentivazione. Si propone, inoltre, di reintrodurre meccanismi di supporto alla geotermia e all’eolico off-shore scomparsi nell’attuale bozza.
3. Dare maggiore efficacia al meccanismo delle aste Il meccanismo delle aste per l’eolico ha prodotto un sostanziale arresto del settore: la nuova potenza di eolico è passata da oltre 1.200 MW del 2012 a poco più di 100 MW nel 2014. In tale quadro si propone innanzitutto di qualificare i soggetti aggiudicatari e gli investimenti attraverso la richiesta di adeguata referenziazione dei soggetti proponenti, un limite di tempo congruo una volta pubblicata la graduatoria per rendicontare sull’effettivo avvio dei lavori di realizzazione dell’impianto e una penalizzazione per quanti si aggiudicano l’asta, impegnano la quota di potenza assegnata e poi non realizzano l’impianto. Inoltre, affinché il meccanismo sia realmente efficace nella promozione di tale tecnologia, anche in questo caso i contingenti e le tariffe a base d’asta vanno riportati ai livelli del DM 2012.

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