Il clima in città, come cambia

pioggia
pioggia sui vetri

Città sempre più calde, precipitazioni piovose più intense e concentrate, fenomeni meteorologici estremi più frequenti.
Se ne è parlato il 23 maggio alla prima conferenza internazionale sul tema dell’adattamento climatico in ambito urbano promossa da Legambiente e Università Iuav di Venezia, dove si è insistito sulla necessità di mettere in atto politiche volte a fronteggiare i cambiamenti. L’Unione Europea si è già mossa in questo senso, definendo una strategia per l’adattamento ai cambiamenti climatici che tutti i Paesi sono chiamati a seguire e in molte città europee e degli Stati Uniti sono stati definiti nuovi strumenti di pianificazione e intervento.

Città più calde – Negli ultimi 30 anni si è verificato un incremento delle temperature medie in tutte le grandi città italiane con un aumento record nell’ultimo decennio. La temperatura rilevata nei centri urbani, inoltre, risulta sempre più elevata di quella rilevata in aree meno urbanizzate (gli aeroporti cittadini nello specifico) con differenze fino a 3 gradi dovuti all’effetto isola di calore, ossia all’aumento della temperatura dovuto all’asfalto e al cemento che catturano le radiazioni solari, oltre che dal calore prodotto da impianti energetici e scarichi dei veicoli. Le temperature estive nel corso dello scorso anno in nove città italiane, sono risultate sempre superiori ai valori medi trentennali fino al 1961 confermando l’aumento delle anomalie nelle temperature come già avvenuto nel 2003 e nel 2007.
Precipitazioni piovose e calamità – Le precipitazioni risultano maggiormente concentrate e intense del passato, con periodi siccitosi di maggiore durata. Sta inoltre aumentando la frequenza di fenomeni estremi violenti come trombe d’aria e alluvioni. Che sempre più spesso, specifica Legambiente – fanno registrare danni ingentissimi e vittime perché aggravati da decisioni scellerate di trasformazione del territorio e degli ecosistemi (fiumi intubati, aree urbane completamente impermeabilizzate, edifici realizzati in aree a rischio idrogeologico, inadeguatezza della rete di convogliamento delle acque piovane ecc.).
La risposta a impatti di questa dimensione, che in assenza di una inversione nella curva delle emissioni di gas serra rischiano addirittura di accelerare nei prossimi decenni, chiama quindi in causa i governi locali e le politiche.
Alla conferenza veneziana erano presenti relatori europei e americani, ricercatori e amministratori locali tra cui Corrado Clini, direttore generale del Ministero dell’Ambiente, Marino Zorzato, vicepresidente della Regione Veneto, il Rettore della Iuav Amerigo Restucci, il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza e l’assessore all’Ambiente del Comune di Venezia Gianfranco Bettin. Sono state illustrate ricerche e studi che da New York a Stoccarda hanno mostrato i problemi degli impatti dei cambiamenti climatici e le strategie per farne fronte. E proiezioni per comprendere cosa potrebbe succedere nel centro di Roma piuttosto che di Napoli o Milano se, come previsto dall’Ipcc, la temperatura media continuerà a salire nei prossimi anni con conseguente aumento degli effetti climatici estremi.
“Il tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici deve entrare urgentemente nell’agenda politica nazionale e del governo delle città – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – l’impatto devastante di piogge intense, alluvioni, esondazioni ci ricorda la fragilità del nostro Paese e l’impellenza di far diventare la sicurezza e la manutenzione del territorio una priorità di azione del nuovo Governo. Auspichiamo che si arrivi quanto prima alla definizione e approvazione di un Piano nazionale di adattamento al clima, come previsto dall’Unione Europea, con una specifica attenzione alle questioni urbane. E’ fondamentale, infatti, individuare obiettivi, progetti e risorse per intervenire nelle aree più a rischio e riqualificare anche i quartieri dove invece il pericolo viene dall’effetto “isola di calore”, ossia dall’innalzamento delle temperature legato all’asfalto e al cemento che può avere effetti drammatici su alcune fasce della popolazione durante i picchi di calore”.
“L’accelerazione dei processi climatici impone dei cambiamenti nell’approccio a questi problemi – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini – a partire dall’attenzione alle risorse idriche, ma anche nello studio degli impatti di questi cambiamenti sulla popolazione attraverso specifici studi epidemiologici. Per questo, il prossimo passo della collaborazione tra Legambiente e Università IUAV di Venezia, sarà la creazione di un Osservatorio sull’adattamento al clima nelle città italiane e del mediterraneo”.

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