Ecomondo, la relazione sullo Stato della Green economy che apre gli Stati Generali della Green economy 2016, nella prima parte analizza le performance green dell’Italia nei confronti delle cinque maggiori economie europee, nella seconda pone l’accento sulla percezione della green economy italiana a livello internazionale, e nella terza parte esamina la green economy internazionale, sulla quale ci soffermiamo.
Il 2015 si è chiuso con l’Accordo di Parigi per il clima, che potrebbe segnare una svolta internazionale nelle politiche climatiche.
Nel 2014 -2015 la crescita delle emissioni di gas serra mondiale si è fermata, anche se non ancora la crescita delle concentrazioni che ha raggiunto 400 ppm, la nuova potenza di impianti a fonti rinnovabili, la produzione di energia rinnovabile e gli investimenti in fonti rinnovabili a livello mondiale sono tutti in crescita dal 2013; dal 2013 è in costante crescita anche il numero dei veicoli ibridi e elettrici circolanti, mentre si è fermata la crescita delle immatricolazioni pro capite di automobili.
La produttività carbonica a livello mondiale dal 1990 al 2014 è circa raddoppiata. La produttività della materia, nonostante i miglioramenti realizzati in Europa e Nord America, a causa dei peggioramenti di Cina, India e Indonesia, fa registrare a livello mondiale un peggioramento dal 2000. Per quanto riguarda la protezione del capitale naturale, la superficie agricola dal 1990 è lievemente aumentata (è calata nei Paesi Ocse), quella occupata da pascoli e prati è dal 1990 quasi costante, il suolo forestato dal 1990 è in calo, mentre è in aumento quello urbanizzato.
Le grandi imprese e la green economy- Secondo il Rapporto internazionale “State of green business 2016”, realizzato da GreenBiz, in collaborazione con Trucost, che valuta 1.600 grandi imprese presenti in 24 Paesi:
il prelievo di capitale naturale è rilevante per queste grandi imprese e valutato in poco meno di 3 miliardi di dollari, in lieve diminuzione dal 2013; le imprese che dichiarano investimenti per la protezione del capitale naturale sono una quota importante e in crescita (dal 40% nel 2010 al 56% nel 2014); il rapporto fra i costi ambientali medi e gli utili d’impresa è più alto e in crescita a livello globale (dal 138% nel 2010 al 153% del 2014); la riduzione degli investimenti in fonti fossili, sia in numero crescente di imprese che di importi disinvestiti, mentre gli investimenti nelle rinnovabili, che avevano avuto una flessione dal 2011 al 2014, sono di nuovo saliti nel 2015; l’offerta dei green bond per interventi per il clima e per l’ambiente è in fortissima crescita e il capitale investito dalle imprese in modo ambientalmente e socialmente responsabile è in forte crescita (nel 2014 in queste imprese avrebbe superato i 21 miliardi di dollari).
Tuttavia alcuni risultati ambientali sono ancora modesti in queste grandi imprese: le emissioni di gas serra dal 2010 al 2014, sono aumentate del 5%; i consumi di acqua sono in lieve aumento dal 2010 al 2013 e dal 2010 al 2014 la produzione di rifiuti di queste grandi imprese ha fatto registrare una lieve riduzione e un modesto aumento (7%) del loro riciclo.