Nella storia abbiamo assistito a una rincorsa all’aumento del consumo, considerato uno strumento di miglioramento capace di generare benessere: aumento della produzione significa, infatti, aumento dei posti di lavoro che a loro volta fanno crescere la domanda, soddisfatta dall’aumento della produzione.
Questo paradigma, pur innescando un circolo virtuoso, ha in se effetti negativi che appaiono inevitabili, quali la trasformazione del territorio (cementificazione, aumento del traffico, peggioramento della qualità dell’aria) e il danneggiamento dell’ambiente. Sembra quasi che il benessere sociale sia così irrimediabilmente legato a un disequilibrio generale e che gli effetti negativi – tra cui quelli ambientali – siano il prezzo da pagare per un tono di vita accettabile.
La società sta vivendo oggi una nuova rivoluzione industriale caratterizzata da un aumento della velocità delle comunicazioni e del flusso di informazioni; dall’ottimizzazione e dalla riduzione dei consumi energetici tradizionali; dalla crescita della mobilità alternativa e dalla diffusione della share economy. Questi elementi stanno stimolando l’interesse del mercato che si traduce in un aumento degli investimenti sulla produzione da fonti rinnovabili (nel 2016 gli investimenti a livello mondiale su impianti FER hanno superato quelli delle fonti tradizionali) e una riduzione dell’impatto ambientale.
Questa rivoluzione cambia le regole del gioco. Per la prima volta ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica tendono a un riequilibrio del sistema generale e a un processo di armonizzazione tra uomo e ambiente. Nella nuova economia produrre e lavorare di più significa consumare meno risorse ambientali.
In questo scenario, nel settore energetico, l’impresa di vendita tiene i rapporti diretti con i clienti finali fungendo da anello di congiunzione tra la domanda in evoluzione e l’assetto industriale globale.
“Una società di vendita che ritiene di poter fare business vendendo semplice energia elettrica – commenta Giuseppe Stoppato, Presidente di AGSM Energia spa, multiutility presente in più di 4500 comuni d’Italia con oltre 334.000 punti di fornitura attivi per la vendita di energia elettrica, gas naturale e teleriscaldamento – a nostro avviso avrà la stessa sorte di quei commercianti che fino agli anni 50, prima della diffusione dei frigoriferi, consegnavano i blocchi di ghiaccio nelle case. Non solo è necessario adattarsi, ma bisogna sostenere il più possibile tale evoluzione, agevolando e accompagnando il cambiamento della società attraverso le relazioni che abbiamo con i clienti, un’offerta plasmata sulle caratteristiche del nuovo contesto e che tenga conto, per quanto riguarda l’utilizzo energetico, delle tecnologie diffuse che ne ridefiniscono la fruizione, quali le iot, la mobilità alternativa, l’autoproduzione e l’accumulo.”
Il nuovo cliente è prosumer, cioè avrà sempre meno un ruolo passivo nella fruizione del servizio energetico; parteciperà attivamente mediante l’autoproduzione, l’accumulo e la regolazione. Il servizio sarà pagato sempre meno in base all’energia prelevata, sia per l’elettricità che per il gas, e sempre di più in base all’impatto sul sistema: tutto ciò è già realtà grazie alle pompe di calore, all’autoproduzione, all’accumulo e alla iot.
“Ecco allora che una società di vendita – sottolinea Floriano Ceschi, Direttore AGSM Energia – non può pensare semplicemente di vendere energia ma deve proporre soluzioni volte ad assecondare e sostenere questo nuovo consumatore.”