Il Parlamento Europeo sta valutando una proposta di direttiva sui carburanti alternativi che è stata votata il 26 novembre scorso a Bruxelles in Commissione Trasporti. Previsti requisiti e obiettivi minimi obbligatori entro il 2020 per la realizzazione, in ogni Stato membro, di un numero minimo di punti di rifornimento e ricarica. La direttiva si inserisce in un quadro di azione di lungo termine (2050) con cui l’UE intende sia svincolarsi dalla dipendenza dal petrolio, sia ridurre del 60% le emissioni generate dai trasporti.
Abbiamo intervistato Alessandro Tramontano, Presidente del Consorzio Ecogas (riunisce gli operatori dei settori GPL e metano per autotrazione), associazione che insieme ad Assogasliquidi (all’interno di Federchimica si occupa di GPL e GNL) ha portato avanti un’azione di sensibilizzazione nei confronti dei parlamentari europei presentando alla delegazione italiana quattro pacchetti di emendamenti alla direttiva, tre dei quali sono stati accettati.
In cosa consiste la proposta di direttiva?
Questa proposta di Direttiva delinea per la prima volta in Europa una strategia comunitaria dedicata in maniera specifica allo sviluppo dei carburanti alternativi nell’ambito della mobilità sostenibile e contiene una serie di importanti misure infrastrutturali e non. Entro il 2020 è richiesta la realizzazione in ciascuno Stato membro di un numero minimo di punti di ricarica o di rifornimento per propulsioni ecologiche con l’obiettivo di ridurre del 60% entro il 2050 le emissioni nocive generate dai trasporti. Si intravede quindi in maniera concreta la possibilità di uno sviluppo omogeneo di un mercato europeo di carburanti ecologici e alternativi, il cui utilizzo permetterà miglioramenti ambientali e nuove spinte economiche.
Quali sono le propulsioni alternative coinvolte?
I carburanti alternativi coinvolti, seppure in maniera diversa nelle varie disposizioni, sono: l’energia elettrica, l’idrogeno, i biocarburanti, i combustibili sintetici, il metano (compreso il biometano, il CNG e GNL), il GPL.
In pratica cosa si prevede per i carburanti dei quali si occupa il Consorzio Ecogas?
Per quanto riguarda il GPL e il metano la Direttiva propone norme per la predisposizione da parte degli Stati Membri dei piani di azione volti al sostegno dei carburanti alternativi al fine di stimolare tutti i paesi dell’Ue a mettere in campo (nuove) misure di incentivazione, non solo a vantaggio dell’offerta (rete distributiva), ma anche della domanda (incentivi finanziari, fiscali o di natura regolamentare).
Sono poi inserite misure per migliorare le informazioni per il consumatore sulla qualità del carburante e vengono introdotte misure per la creazione di un’infrastruttura minima di distribuzione del metano, che al momento soffre per l’insufficienza della rete. Grazie alle nostre proposte di emendamento verrebbe introdotto anche l’obbligo di ogni Stato membro di almeno un punto di carico per le autobotti di GNL, fondamentale per una prima fase di utilizzo del prodotto in Europa.
Per arrivare a questi risultati le associazioni quale ruolo hanno avuto?
Il nostro lavoro, di concerto con le altre associazioni di settore, ha avuto innanzitutto lo scopo di collaborare con la delegazione italiana a Bruxelles per l’esame della normativa, trovando il sostegno dell’On. Carlo Fidanza, parlamentare europeo relatore della Commissione Trasporti. Abbiamo proposto alcuni emendamenti che sono stati accolti, tra i quali quelli che mirano a rendere il più possibile obbligatorie le normative contenute nella proposta di Direttiva e quelli che hanno allargato l’ambito di applicazione anche al GPL che inizialmente era escluso dalla proposta.
Quali i riflessi che si possono prevedere sull’Italia?
A breve termine ci auguriamo che il clima di fiducia espresso a livello europeo nei confronti di questi carburanti alternativi spinga fin da ora anche i nostri politici a valutare nuove strategie di investimento che permettano all’industria tutta italiana del settore gas autotrazione di aumentare il proprio sviluppo, considerando il beneficio ambientale che l’uso di carburanti ecocompatibili comporta.
Una volta entrata in vigore la Direttiva, la Pubblica Amministrazione dovrà pianificare strategie strutturali e durevoli nel tempo a favore di questi carburanti, evitando “incentivazioni a singhiozzo” che non sono sufficienti a sostenere nuove strutture di mercato.
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