Comunità energetiche, Federmanager: la metà dei cittadini europei “prosumer” di energia nel 2050

Presentato nel corso di un evento online il quarto rapporto Federmanager – Aiee (Associazione italiana economisti dell’energia) dal titolo “Il ruolo delle Comunità energetiche nel processo di transizione verso la decarbonizzazione”.

Dal documento emerge l’opportunità di ripensare i sistemi economici in modo “sostenibile” grazie alle Comunità energetiche: questa la nuova frontiera per un sistema Paese sano e resiliente, capace di portare benefici per il territorio sul piano sociale, economico e di sviluppo. Un modello in cui i cittadini diventano “prosumers” collaborando alla produzione e consumo di energia con gli altri attori locali.

Si sono confrontati su questi temi, moderati da Sissi Bellomo del Sole 24 ore, Sandro Neri, coordinatore commissione Energia Federmanager, Carlo Di Primio, presidente Aiee, Gianni Pietro Girotto, presidente commissione Industria, commercio e turismo del Senato, Alessia Rotta, presidente commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, Carlo Salvemini, sindaco di Lecce e delegato Anci all’energia e ambiente e Massimo Garribba, vice direttore generale Energia della Commissione europea.

Europa e Italia: gli scenari

Si stima che le Comunità energetiche potrebbero produrre il 19% della domanda di energia elettrica in Europa nel 2030, arrivando a coprire il 45% della domanda totale entro il 2050. In questa proiezione, oltre 264 milioni di cittadini europei diventerebbero “cittadini dell’energia” con una produzione in proprio pari a 611 TWh di elettricità nel 2030 e 1.557 TWh entro il 2050 (fonte The potential for energy citizens in the European Union dell’istituto di ricerca ambientale CE Delft).

Per l’Italia invece, lo studio Federmanager – Aiee prende a riferimento i dati del Politecnico di Milano: da qui a 5 anni, nello scenario migliore, si parla di circa 40 mila Energy communities, con il coinvolgimento di 1,2 milioni di famiglie, 200 mila uffici e 10 mila Pmi con una crescita dei posti di lavoro di circa 10.500 unità.

Al 2025 la diminuzione dei costi di distribuzione e di trasmissione per l’utente finale è calcolata in circa 720 milioni di euro. E, con la giusta accelerazione, al 2030 si potrebbe arrivare a 100 mila Comunità energetiche.

Agevolare la progettazione di Comunità energetiche o di autoconsumo

«Serve una forte azione di promozione e diffusione culturale del tema – ha sostenuto il presidente Federmanager Stefano Cuzzilla – insieme alla rimozione di barriere e ostacoli di varia natura che si presentano a chi vuole progettare una Comunità energetica o un autoconsumo condiviso di energia rinnovabile. Crediamo che questa sia la via giusta per avvicinare la dimensione “local” dei territori, in cui il cittadino torna protagonista, a quella “global” nella quale siamo ormai tutti inseriti».

Pnrr occasione unica

«Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione – ha aggiunto Cuzzilla – il Pnrr ci offre una occasione unica: oltre 70 miliardi di euro da investire nella “Rivoluzione verde e transizione ecologica” che però vanno spesi bene. Nella governance dei progetti di transizione, le capacità manageriali saranno fondamentali. Così come, per la gestione delle Comunità energetiche, saranno indispensabili nuove tipologie di professionisti. Dobbiamo preoccuparci di formare figure come l’energy manager, che avranno un ruolo sempre più decisivo nelle strategie territoriali e d’impresa».

«L’Italia attraverso il Pnrr metterà a disposizione 2,2 mld per sostenere lo sviluppo delle Comunità energetiche – ha ricordato la sottosegretaria al ministero della Transizione ecologica, Vannia Gava, nel messaggio di saluto -. Certamente bisognerà lavorare ancora per eliminare gli attuali vincoli con lo scopo di estendere questo modello anche ai distretti industriali, agli artigiani o ai contesti rurali caratterizzati da una bassa densità di popolazione».

La missione delle Comunità energetiche

Il rapporto Federmanager – Aiee sottolinea come l’obiettivo principale delle Comunità sia quello di fornire benefici ambientali, economici o sociali ai suoi energy citizens, azionisti o membri e al territorio in cui operano, piuttosto che profitti finanziari, sia nella configurazione rinnovabile (Cer), che del cittadino (Cec), entrambe caratterizzate dall’autoconsumo, ma con un diverso approccio sull’ampiezza dei servizi forniti e sulla tipologia di energia prodotta e consumata.

Cash from trash

In questa ottica va sviluppato, ad esempio, il concetto di “cash from trash”: cioè quello di rendere il rifiuto una risorsa attraverso strumenti quali il riciclaggio e l’energy recovery. Un eventuale intervento delle Comunità energetiche in questo campo potrebbe non solo favorire il coinvolgimento del cittadino nella individuazione delle soluzioni più appropriate, in un’ottica di superamento del concetto di nimby, ma consentirebbe di poter beneficiare dei vantaggi derivanti dalla valorizzazione energetica dei rifiuti.

Le novità introdotte dal decreto Rilancio

Nel nostro Paese, il 2020 è stato un anno positivo per lo sviluppo delle Comunità energetiche e dell’autoconsumo collettivo. Il decreto Rilancio ha introdotto importanti novità in ambito fiscale, estendendo la possibilità di accesso al superbonus del 110% per la realizzazione di Comunità energetiche.

«Il superbonus è un esempio di come la sostenibilità possa diventare driver di sviluppo – avverte Stefano Cuzzilla -, è un tassello per un progetto Paese che parla di riqualificazione urbana, economia circolare, innovazione ed efficienza energetica. Siamo favorevoli alla proroga del superbonus almeno al 2023 e alla estensione, in maniera stabile, delle misure di agevolazione. Un segnale di fiducia verso le imprese e verso i cittadini che si stanno attrezzando per proporre soluzioni di efficienza energetica come le Comunità».

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