Clima, in vista della Cop21, la Conferenza ONU di Parigi, durante la quale i politici cercheranno di raggiungere un nuovo accordo internazionale, la commissione per l’Ambiente ha adottato gli obiettivi del Parlamento Europeo per i negoziati.
Il rapporto suggerisce che il PE debba difendere una riduzione del 40% delle emissioni di gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030. Tra gli obiettivi anche l’aumento della quota di energie rinnovabili del 30% nel mix energetico e un taglio del consumo totale di energia del 40%.
Critica Greenpeace. «La posizione dell’UE è ancora ben lontana da quanto serve per riuscire ad ottenere un efficace accordo globale», afferma Luca Iacoboni, responsabile della campagna Clima ed Energia di Greenpeace Italia. «L’Europa può e deve fare di più per velocizzare la transizione energetica verso un sistema che si basi completamente sulle rinnovabili, impegnandosi al contempo ad abbandonare definitivamente l’utilizzo di combustibili fossili. A Parigi, inoltre, ci sarà bisogno di un fronte unito che supporti l’uscita dall’era fossile a livello globale entro il 2050».
Greenpeace chiede un rapido abbandono dell’uso del carbone e lo sviluppo di un sistema energetico europeo che, al 2050, punti su energia al 100 per cento rinnovabile per tutti, con il fondamentale contributo dell’efficienza energetica. Ad oggi, l’impegno europeo sul clima si è rivelato essere un contributo insufficiente agli sforzi globali di limitare il riscaldamento globale entro i 2°C. I Paesi europei dovrebbero mirare ad impegni più ambiziosi in fatto di clima e, nell’ambito della Conferenza di Parigi, dovrebbero accordarsi per creare un meccanismo globale di controllo che ogni cinque anni permetta di rivedere al rialzo i propri obiettivi.
«Ancora una volta, su un tema vitale come il contrasto ai cambiamenti climatici, l’Italia dimostra scarso coraggio e mancanza di leadership, appiattendosi sulle posizioni della maggioranza. Inoltre, la credibilità del nostro Paese è pesantemente minata dai piani del governo nazionale che, inspiegabilmente, continua a puntare sulle trivelle, affossando rinnovabili ed efficienza», conclude Iacoboni.