Il cambiamento climatico potrebbe avere ripercussioni particolarmente evidenti nel nostro Paese. Per collocazione geografica e conformazione, infatti, l’Italia è più esposta di altre zone all’impatto dell’aumento delle temperature globali, con il rischio di diventare già in questo secolo sempre più simile al Nord Africa, ma anche di vedere sommerse dal mare aree costiere particolarmente vulnerabili, ben 33 in tutto il territorio nazionale. È quanto emerge da alcuni recenti studi dei ricercatori del Laboratorio di Modellistica Climatica e Impatti dell’ENEA coordinato da Gianmaria Sannino.
Secondo uno studio ENEA pubblicato su Nature Scientific Reports, il clima del Sud Italia rischia di diventare quello tipico del Nord Africa, con estati ed inverni sempre più aridi e secchi e una crescente carenza di acqua che determinerà il progressivo inaridimento dei suoli, con ripercussioni su agricoltura, attività industriali e salute umana.
Se il Sud Italia rischia di avere un clima nordafricano, il Nord Europa tenderà a “mediterraneizzarsi”, in particolare Europa nord-occidentale, Gran Bretagna e Scandinavia avranno estati molto più secche ed inverni più piovosi rispetto ad oggi.
Le proiezioni realizzate attraverso i modelli climatici mostrano che le aree mediterranee si espanderanno anche verso le regioni europee continentali, coinvolgendo i Balcani settentrionali e la parte sud-occidentale di Russia, Ucraina e Kazakistan, dove prevarrà un clima sempre più mite caratterizzato da un aumento delle temperature invernali. E lo stesso fenomeno potrebbe interessare anche il Nord America, in particolare la parte nord-occidentale.
Per effetto del cambiamento climatico, inoltre, migliaia di ettari di territorio nazionale potrebbero essere sommersi dal mare. Secondo le proiezioni realizzate dai ricercatori ENEA, sono 33 le aree costiere ad alta vulnerabilità in tutta Italia che rischiano di essere inondate, come ad esempio la laguna di Venezia, il delta del Po, il golfo di Cagliari e quello di Oristano, l’area circostante il Mar Piccolo di Taranto, la foce del Tevere, la Versilia, le saline di Trapani e la piana di Catania.
“Un sistematico di monitoraggio con mareografi e satelliti ed un’attenta programmazione delle attività antropiche che insistono sulle coste potrebbero essere di grande aiuto per prepararsi agli scenari futuri”, sottolineano i ricercatori ENEA.
Da questi studi emerge inoltre che l’Italia sarà soggetta ad un incremento della frequenza degli eventi estremi, come ad esempio alluvioni nella stagione invernale e periodi prolungati di siccità, incendi, ondate di calore e scarsità di risorse idriche nei mesi estivi.
Oltre all’Italia, anche Spagna meridionale, Grecia e Turchia risultano maggiormente vulnerabili rispetto al surriscaldamento del Pianeta.
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