Fame e crisi climatiche stanno causando innumerevoli vittime in Africa orientale e meridionale. Save the Children chiede aiuto.
I numeri della crisi
Almeno 33 milioni di persone in Africa orientale e meridionale, tra cui più di 16 milioni di bambini, sarebbero vittime dell’insicurezza alimentare causata dalle crisi climatiche, che in alcuni casi possono portare fino a una vera propria emergenza fame. Più di 1200 persone hanno perso la vita a causa di cicloni, inondazioni e frane in Mozambico, Somalia, Kenya, Sudan e Malawi nel 2019; in Africa meridionale, inoltre, negli ultimi 50 anni le temperature si sono alzate del doppio rispetto alla media globale, con molti Paesi che sono stati colpiti da crisi multiple, come il Mozambico che quest’anno ha sperimentato due forti cicloni nella stessa stagione per la prima volta nella storia. Questi alcuni dati evidenziati da Save the Children, l’organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro. L’organizzazione, in occasione della 25a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, chiede ai leader mondiali di impegnarsi per incrementare gli sforzi per ridurre l’impatto della crisi climatica che colpisce in particolar modo i bambini, sia in Africa orientale e meridionale che a livello globale.
Gli eventi meteorologici estremi hanno causato 1.200 vittime
A causa dei ripetuti eventi meteorologici irregolari ed estremi in Africa orientale e meridionale, nel 2019 almeno 1.200 persone hanno perso la vita in seguito a cicloni, inondazioni e frane in Mozambico, Somalia, Kenya, Sudan e Malawi. Numeri impressionanti ai quali si aggiungono le vittime della siccità.
“Dieci paesi dell’Africa orientale e meridionale – Madagascar, Malawi, Mozambico, Zambia, Zimbabwe, Sudan del Sud, Sudan, Etiopia, Somalia e Kenya – stanno attraversando – denuncia Save the Children – una crisi indotta dal clima, in media il 10% delle persone che vivono in questi Paesi attualmente sta gravemente soffrendo per via della fame.”
Spostamenti di massa piaga del presente e del futuro
A tutto ciò si aggiungerebbero gli spostamenti di massa della popolazione che hanno creato ulteriori rischi di sfruttamento, separazione dalle proprie famiglie o abbandono scolastico per i bambini. Stando ai dati diffusi dall’organizzazione umanitaria, alla fine di giugno 2019, i nuovi sfollati per via di calamità legate ai cambiamenti climatici erano oltre 1 milione. Per oltre la metà dei casi, gli sfollamenti sono stati dovuti alle conseguenze del ciclone Idai, che ha colpito il Mozambico, lo Zimbabwe e il Malawi nel marzo 2019, ed è stato seguito sei settimane dopo dal ciclone Kenneth. Cicloni che sono stati i più forti mai verificatisi nel continente africano. A giugno 2019, il numero di persone costrette a fuggire dalle loro case a causa degli shock climatici nella regione aveva già raggiunto la cifra registrata in tutto il 2018, 1.021.600. Questa cifra non comprende gli spostamenti più recenti dovuti alle alluvioni che hanno colpito Somalia, Etiopia, Kenya, Sud Sudan e Sudan negli ultimi tre mesi. A causa di queste catastrofi, altri 1,1 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie terre. Una cifra che, in base al trend attuale, potrebbe raddoppiare entro la fine dell’anno.
Save the Children chiede aiuto alla comunità internazionale
Di fronte a questo scenario, Save the Children chiede alla comunità internazionale di incrementare gli sforzi per affrontare la crisi climatica e il suo impatto sui bambini di tutto il mondo. In particolare, l’Organizzazione esorta i leader mondiali ad impegnarsi a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, approvati dalle Nazioni Unite con l’Agenda 2030, e a garantire i diritti di tutti i bambini come sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia. Inoltre, sottolinea l’Organizzazione, la comunità internazionale deve lavorare con i governi dell’Africa orientale e meridionale e di tutto il mondo per sostenere lo sviluppo e l’attuazione di piani d’azione nazionali sui cambiamenti climatici.