Sono aumentati del 29% gli eventi climatici estremi in Italia tra nubifragi, trombe d’aria e grandinate che hanno causato danni e feriti in campagna e in città.
E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dell’European Severe Weather Database (Eswd) sui primi quattro mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno in riferimento all’allarme lanciato nell’ultimo Global Assessment Report 2022 dell’Onu con il mondo che dovrà affrontare circa 560 disastri ogni anno entro il 2030.
La tendenza: tropicalizzazione
Il cambiamento climatico è reso evidente dalla tendenza alla tropicalizzazione che – sottolinea la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi. Tanto che in Italia la temperatura del 2022 è stata più alta di +0,07 gradi secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi ai primi tre mesi dell’anno che evidenziano peraltro che al Nord l’anomalia è stata di ben +0,59 gradi.
I danni all’agricoltura italiana
Il ripetersi di eventi estremi – evidenzia Coldiretti – è costato all’agricoltura italiana oltre 14 miliardi di euro in un decennio tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne. L’agricoltura – continua la Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Uno scenario preoccupante nel quale si inserisce a livello nazionale la riduzione nell’arco di una generazione della superficie agricola utilizzabile ad appena 12,8 milioni di ettari. Un problema grave per un Paese come l’Italia che deve ancora colmare il pesante deficit produttivo in molti settori importanti dalla carne al latte, dai cereali fino alle colture proteiche necessarie per l’alimentazione degli animali negli allevamenti.
Italia e importazioni
L’Italia è obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche il 16% del latte consumato, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale, senza dimenticare che con i raccolti nazionali di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, si copre rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano con l’eccezione positiva per la carne di pollo e per le uova per le quali l’Italia ha raggiunto l’autosufficienza e non ha bisogno delle importazioni dall’estero, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.
“Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, l’Italia deve difendere il patrimonio agricolo e la disponibilità di terra fertile puntando a una forma di sovranità alimentare con i progetti del Pnrr” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
Francesco Amadori