Presentato oggi a Roma il Rapporto Responsible Care, ovvero il bilancio di sostenibilità dell’industria chimica, che secondo dati Inail è il settore con il minor numero di malattie professionale e il secondo con il minor numero di infortuni rapportato alle ore lavorate dai dipendenti.
Sotto il profilo ambientale, le emissioni inquinanti in atmosfera sono scese di circa il 95% e quelle negli scarichi idrici del 65%, rispetto al 1990. In particolare le emissioni di gas serra sono state ridotte del 68%; già dal 2005 il settore è dunque già in linea con l’obiettivo UE, che ne impone una riduzione del 20% a livello europeo entro il 2020.
Inoltre, va registrato un calo notevole dei consumi energetici, in valore assoluto, del 38,2% rispetto al 1990. Nonostante la crisi economica abbia inciso in parte su questa riduzione, il miglioramento comunque conseguito è testimoniato dall’Indice di efficienza energetica (calcolato a parità di produzione) che migliora del 44,9%.
Per sicurezza, salute e ambiente le imprese chimiche dedicano ogni anno oltre il 2% del proprio fatturato e realizzano investimenti pari a circa il 20% del totale investito.
“Il Rapporto Responsible Care – ha commentato Cesare Puccioni, Presidente di Federchimica – da vent’anni misura la propensione continua delle imprese chimiche verso la sostenibilità; oggi ci consegna la fotografia di un settore non solo responsabile, ma cosciente del suo ruolo nella società. Sostenibilità però non significa solo Ambiente. Occorre tenere nella dovuta considerazione anche la dimensione economica, che favorisce sviluppo e crea lavoro, benessere e risorse per finanziare l’innovazione.
Il nostro settore è diventato sempre più efficiente e competitivo, garantendo al contempo il rispetto dell’ambiente e la crescita economica; infatti, la competitività industriale è un fattore chiave anche nel complesso percorso verso la sostenibilità.”
“La chimica – ha concluso Puccioni – si candida a diventare modello di sviluppo ambientale, economico e sociale; i criteri adottati da Responsible Care per conseguire gli straordinari risultati che da 20 anni abbiamo l’orgoglio di presentare, possono essere un contributo reale al dibattito intorno al tema cruciale della crescita sostenibile”.
Il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gian Luca Galletti, ha aperto i lavori sottolineando la positività dei risultati conseguiti dalle imprese aderenti a Responsible Care e indicando l’Industria chimica come uno dei settori portanti per l’economia nazionale.Alla tavola rotonda, seguita alla presentazione dei dati, hanno partecipato: Massimo De Felice, Presidente, INAIL; Raffaello Vignali, Segretario Ufficio di Presidenza, Camera dei Deputati; Ermete Realacci, Presidente Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, Camera dei Deputati.
Che cos’è Responsible Care – E’ il Programma volontario dell’industria chimica mondiale, con il quale le imprese si impegnano a realizzare valori e comportamenti di eccellenza, nelle aree della sicurezza, della salute e dell’ambiente, in modo da contribuire allo sviluppo sostenibile del pianeta. Il Programma è attualmente adottato in Italia da 166 imprese associate a Federchimica, che con 29,6 miliardi di euro rappresentano circa il 60% del fatturato aggregato dell’industria chimica in Italia.
Sicurezza – La chimica-farmaceutica è settore manifatturiero con il minor numero di infortuni rapportato alle ore lavorate, secondo solo all’industria petrolifera. Le imprese aderenti a Responsible Care rappresentano l’eccellenza del settore, con una performance migliore del 18% rispetto all’industria chimica nel suo complesso. Gli infortuni sul lavoro delle imprese RC si riducono costantemente negli anni (-16% nel triennio).
Salute – L’industria chimica-farmaceutica è il settore manifatturiero con la minore incidenza delle malattie professionali rapportate al numero di ore lavorate.
Energia – L’industria chimica ha ridotto i consumi energetici in valore assoluto del 38,2% rispetto al 1990. Il miglioramento è testimoniato dall’Indice di efficienza energetica (calcolato a parità di produzione) che si riduce del 44,9% rispetto al 1990 e non si deve al calo di produttività indotto dalla crisi economica. L’industria chimica è già in linea con l’obiettivo UE al 2020 che impone un incremento dell’efficienza energetica a livello comunitario del 20%.
Cambiamenti Climatici – L’industria chimica ha ridotto le emissioni di gas serra del 68% rispetto al 1990 e, anche in questo caso, è già in linea con gli obiettivi dell’Unione Europea al 2020 (-20% a livello comunitario). Le emissioni specifiche, ossia calcolate a parità di produzione, si sono ridotte del 63,1%. I miglioramenti ottenuti riguardano principalmente la CO2 e l’N2O. L’anidride carbonica si è ridotta grazie all’incremento di efficienza dei processi di combustione e al miglioramento del mix dei combustibili negli usi energetici (sostituzione olio combustibile con gas naturale maggiormente eco-compatibile); il protossido di azoto è diminuito grazie all’adozione di miglioramenti tecnologici di processo.
Emissioni in atmosfera – La crisi economica e il conseguente calo di produttività hanno un ruolo nel calo registrato nelle emissioni degli ultimi anni; tuttavia le emissioni specifiche, ossia calcolate a parità di produzione, continuano a ridursi, segno di un miglioramento comunque effettivo delle prestazioni ambientali
Consumi di acqua e la qualità dei corpi idrici – L’acqua per usi industriali proviene solo per l’1,4% da acquedotto e per il 10,9% da pozzo (che sono le fonti più scarse e pregiate). Il restante quantitativo proviene da mare (75,7%) e da fiume (12,0%) e viene utilizzato per il raffreddamento degli impianti e quindi con un ridottissimo impatto ambientale. Indipendentemente dal calo della produzione degli ultimi anni, anche in questo caso le emissioni specifiche, calcolate cioè a parità di produzione, continuano a ridursi a dimostrazione di un miglioramento comunque effettivo delle prestazioni ambientali. L’attenzione alla riduzione dell’immissione di inquinanti nei corpi idrici contribuisce al miglioramento della biodiversità dei corsi d’acqua dolce e del mare.
La gestione dei rifiuti – L’andamento altalenante della produzione di rifiuti, ormai da alcuni anni, è fortemente condizionato dalle ingenti quantità provenienti dalle attività di bonifica dei siti inquinati. Per valutare con quanta attenzione le imprese aderenti a Responsible Care si impegnano a ridurre la produzione di rifiuti, occorre quindi osservarne l’andamento al netto delle operazioni di bonifica, ossia considerare solo i rifiuti direttamente legati allo svolgimento dell’attività produttiva. Negli ultimi 3 anni si osserva una sostanziale e costante riduzione (-15,3% nel 2013 rispetto al 2011). Estremamente significativo è il dato dei rifiuti avviati a recupero (13,5% del totale) che rappresentano la seconda modalità di smaltimento,
La spese per sicurezza, salute e ambiente – Per sicurezza, salute e ambiente le imprese chimiche spendono ogni anno oltre il 2% del proprio fatturato e realizzano investimenti pari a circa il 20% del totale investito.