xE’ stato pubblicato sul sito del ministero dell’Ambiente il primo rapporto sullo Stato del Capitale Naturale, consegnato a febbraio al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e al Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
Il documento, previsto dal “Collegato Ambientale”, affronta il legame tra lo stato dell’ecosistema, il benessere sociale e le prospettive economiche.
“Questo Rapporto – spiega il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – non è solo il risultato di un grande impegno scientifico per ‘misurare’ il nostro Capitale più prezioso, ma è anche un grande salto di qualità culturale che viene chiesto al Paese: associare all’ambiente italiano non solo la parola ‘conservazione’ ma anche l’idea che un vero sviluppo si può determinare solo con una corretta gestione delle nostre risorse naturali. L’introduzione degli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile (BES) nell’ultimo Documento di Economia e Finanza rafforzano ancora di più la visione di un Paese che sa di poter crescere puntando sul suo patrimonio unico di biodiversità, risorse naturali ed ecosistemi”.
Frutto del lavoro del Comitato per il Capitale Naturale, cui hanno partecipato nove ministeri, cinque istituzioni di ricerca pubbliche, Regioni, Comuni e nove esperti scientifici, il Rapporto raccoglie le informazioni rilevabili sullo stato di conservazione di acqua, suolo, aria, biodiversità ed ecosistemi, avviando un modello di valutazione del Capitale Naturale. Questo viene inquadrato all’interno di cinque Ecoregioni terrestri (Alpina, Padana, Appenninica, Mediterranea Tirrenica e Mediterranea Adriatica) e le Ecoregioni marine del Mediterraneo che interessano l’Italia (Mare Adriatico, Mare Ionio e Mediterraneo Occidentale). Dall’analisi emerge che l’Italia è uno dei paesi più ricchi di biodiversità, con 6.700 specie di flora vascolare e oltre 58.000 faunistiche, ma che sono molti i fattori di pressione antropica: tra questi i cambiamenti climatici, l’inquinamento, i rifiuti, il consumo di suolo e l’abusivismo edilizio, gli incendi dei boschi e la perdita di biodiversità marina, l’invasione delle specie aliene, lo spreco di acqua, la copertura artificiale del suolo che determina distruzione del paesaggio.
Ciò determina che diciannove ecosistemi siano considerati ad alto stato di conservazione, diciotto a medio e trentasei a basso stato: tra questi ultimi, che riguardano il 14% della superficie nazionale, gli ecosistemi a struttura forestale della Pianura Padana, quelli delle fasce costiere e sub costiere, gli ecosistemi legati agli ambienti d’acqua dolce e quelli forestali in territorio di pianura e collinare. L’approccio alla contabilità e alla valutazione economica del Capitale Naturale contenuto nel Rapporto punta a fornire un primo inquadramento sulle metodologie di stima ed attribuzione di un valore monetario al Capitale Naturale; inoltre, il riferimento ad alcuni casi studio permette di avere un’idea, seppur parziale, dell’importanza che lo stock di Capitale Naturale ha per le attività economiche ed il nostro benessere. Non si tratta di “mercificare” la natura, ma di riconoscerle un valore che consenta di affiancare al Capitale Investito, al Capitale Umano e al Capitale Sociale, anche il quarto capitale, quello troppo spesso trascurato nel passato: il Capitale Naturale.
Il Comitato individua infine una serie di raccomandazioni, con obiettivi da perseguire nel breve e medio periodo:
Adottare un Piano d’azione per il Capitale Naturale, elaborato sulla base del Rapporto sullo stato del Capitale Naturale.
In fase di predisposizione del Documento di Economia e Finanza (DEF), le nuove misure da inserire nel Programma Nazionale di Riforma (PNR) siano preventivamente sottoposte ad una valutazione di coerenza rispetto al posizionamento dell’Italia nel raggiungimento degli obiettivi al 2030 riguardanti il Capitale Naturale rientranti nella Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile e nell’Agenda 2030.
Integrare la contabilità del Capitale Naturale e degli obiettivi di prevenzione, ripristino, gestione e valorizzazione del Capitale Naturale negli strumenti di pianificazione territoriale a tutti i livelli, anche attraverso lo strumento delle procedure di valutazione ambientale ex ante di piani, programmi e progetti (Valutazione Ambientale Strategica, Valutazione dei Programmi Comunitari, Analisi costi-Benefici e Valutazione di Impatto Ambientale).
Rafforzare, nel quadro della riforma del Codice dei contratti pubblici, le disposizioni riguardanti i criteri degli appalti di fornitura per il Green Public Procurement (GPP), includendo nelle valutazioni di costo – secondo l’approccio di ciclo di vita del prodotto – anche i costi per la collettività associati ai consumi di risorse naturali e all’inquinamento.
Rafforzare il sistema delle aree protette a terra e a mare, valorizzandone in particolare il significativo ruolo di tutela della biodiversità e dei servizi ecosistemici, migliorandone le connessioni attraverso i sistemi di reti ecologiche e di infrastrutture verdi, favorendone le politiche di sistema in particolare nelle eco regioni, nella rete europea Natura 2000 e nella rete dei Parchi nazionali e regionali.