Autosufficienza energetica, isole cantiere di innovazione

El Hierro, Spagna
El Hierro, Spagna

“11 Isole in transizione verso 100% rinnovabili”. Un dossier speciale quello di Legambiente, che fa la classifica delle isole, grandi e piccole, che hanno puntato sulle fonti rinnovabili e sull’innovazione energetica.
Il record mondiale per l’autosufficienza energetica va all’isola di El Hierro in Spagna, seguono Samso (Danimarca), Eigg (Scozia), Bonaire (Paesi Bassi), Bornholm (Danimarca), Pellworm (Germania), Tokelau (Nuova Zelanda), Aruba (Paesi Bassi), Muck (Scozia), White (Inghilterra) e Gigha (Scozia).
La prima, come abbiamo detto, è stata El Hierro: da giugno 2014 i 10.162 abitanti usufruiscono, per la produzione di energia elettrica, di un sistema di impianti idroelettrici e di impianti eolici. Inoltre è attualmente in studio un sistema di mobilità elettrica per tutta l’isola.

Ma anche le altre 10 isole non hanno nulla da invidiare: ad esempio a Samso il sistema di impianti da fonte rinnovabile ha reso l’isola energeticamente indipendente, mentre l’isola di Pellworm produce tre volte la richiesta elettrica dei suoi 1.200 abitanti grazie ad un sistema energetico costituito da otto pale eoliche, ad una centrale solare e ad impianti di cogenerazione.
All’appello mancano, invece, le isole minori italiane, che sono oggi in qualche modo il simbolo dei problemi energetici del Paese. Isole dalle grandi potenzialità ma che sono ancora indietro in questa partita. Per questo Legambiente ha deciso di confrontare le 11 isole del dossier con tre isole italiane, Favignana, Giglio, Lampedusa, dove la produzione di energia è invece garantita da centrali a gasolio. Le tre isole italiane sono al centro del progetto Isole Smart energy di Legambiente, pensato per immaginare e realizzare in queste realtà un nuovo modello energetico 100% rinnovabile, attraverso impianti da fonti rinnovabili e efficienti, integrati con smart grid e sistemi di accumulo in modo da ridurre consumi, emissioni e sprechi, avvicinando la domanda di energia e la sua produzione più efficiente.
“Dobbiamo uscire da un paradosso” – ha commentato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – “Oggi nelle isole minori italiane l’energia è costosa e sussidiata con 70milioni di Euro prelevati in bolletta, e prodotta da vecchi impianti da fonti fossili. E malgrado le potenzialità delle rinnovabili siano enormi, la transizione che si sta rivelando un successo in tutto il mondo da noi è bloccata”.
Tra le altre isole rinnovabili, Legambiente nel dossier segnala anche l’isola danese di Bornholm che soddisfa oltre il 50% del proprio fabbisogno di elettricità da fonti rinnovabili quali centrali eoliche e a biomasse e dove è presente una politica di razionalizzazione dei consumi idrici. È inoltre presente un sistema di mobilità sostenibile costituito da autobus ecologici, pubblici e gratuiti. A Tokelau (Nuova Zelanda) invece è stato installato un sistema fotovoltaico stand-alone, in grado di renderlo il primo posto al mondo a produrre il 100% della propria elettricità dal sole.
Sarebbe davvero una bella notizia, insiste Legambiente, se all’elenco delle 11 isole del dossier, si potessero aggiungere anche delle isole minori italiane. Le risorse ci sarebbero, spiegano, perché le potenzialità di queste isole sono enormi: in ogni realtà da Lampedusa fino al Giglio, si può cambiare completamente scenario energetico puntando sul contributo di sole, vento, maree e delle altre rinnovabili – da valorizzare a seconda dei contesti – attraverso una innovativa gestione delle reti e degli impianti. Il problema è che mentre in tutta Italia le rinnovabili hanno avuto uno sviluppo straordinario negli ultimi anni – oggi sono installate in tutti i Comuni e hanno garantito nel 2014 il 38% dei consumi elettrici – proprio nelle isole si trovano la minore diffusione e i maggiori problemi. La ragione sta proprio nelle regole che oggi affidano a società il monopolio della produzione e distribuzione dell’energia elettrica, la gestione delle rete (che sul continente è invece separata), e nei generosi guadagni garantiti dal sistema di tariffe e di rimborsi prelevati in bolletta, che dipendono proprio dai problemi di separazione dalla rete nazionale.
Secondo Legambiente per cambiare questa situazione non bastano miglioramenti nell’efficienza degli impianti a gasolio, come ha previsto il Governo Renzi. Serve piuttosto un cambio radicale nella gestione energetica della rete e degli impianti, servono idee nuove per capire come le innovazioni avvenute nelle reti energetiche, nei sistemi di accumulo, negli impianti di produzione da fonti rinnovabili possano essere applicati in realtà come le isole. Oltre alle sperimentazioni, avviate già in alcune realtà, è però importante anche avviare un confronto sulle innovazioni normative necessarie a spingere questa prospettiva per poi lanciare una gara europea che permetta di passare a una forma diversa di produzione e gestione.
Per questo l’associazione ambientalista ha lanciato un dibattito pubblico con un questionario online composto da 10 domande per capire come costruire la transizione in queste tre isole e fornire un modello da proporre e applicare anche in altre realtà. Il confronto continuerà a partire da settembre con incontri pubblici nelle isole e confronti con Ministeri, Autorità per l’energia, Comuni, imprese e con il mondo della ricerca.
“Il nostro obiettivo è di muovere idee e proposte – conclude Zanchini – nella direzione di un modello energetico che possa dare risposta non solo ai fabbisogni elettrici, ma anche a quelli termici delle case e a quelli di una mobilità sostenibile sulle isole. È una prospettiva di cambiamento nell’interesse dei cittadini e dell’ambiente, che aiuta la stessa attrattività turistica”.

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