Auto cinesi, motore endotermico e green deal al #ForumAutoMotive

La filiera automotive critica nei confronti della misura del bonus-malus sulla CO2.

Sono stati questi i principali temi al centro dell’evento #FORUMAutoMotive, il movimento di opinione sui temi legati alla mobilità a motore promosso dal giornalista Pierluigi Bonora che si è svolto a Milano il 28 ottobre.

Bonora ha introdotto i lavori, che in apertura hanno visto l’intervento del Ministro per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

Lo stop al 2035 dei motori endotermici non sta in piedi economicamente

Pichetto si è soffermato sugli scenari europei e sul nuovo approccio alle tematiche green che si sta facendo strada a Bruxelles e ha evidenziato che: “Lo stop al 2035 dei motori endotermici non sta in piedi economicamente. Se l’obiettivo è la decarbonizzazione, è giusto porre vincoli alle emissioni, ma non scadenze che mettano fuori gioco alcune tecnologie (come è accaduto con i motori endotermici). L’elettrico avrà un ruolo strategico e tra 10 anni e potrebbe essere anche maggioritario rispetto all’endotermico, ma non vanno posti limiti ideologici. Bisogna superare i particolarismi nazionali. Oggi c’è una guerra di interessi contro l’Italia, il più grande produttore di biocarburanti: i Paesi che producono energia dal nucleare o possono produrre carburanti sintetici vogliono tagliare fuori i biocarburanti che, invece, possono giocare un ruolo importante nella lotta alle emissioni.

Sul tema automotive, Italia e Germania, visti i rapporti commerciali in essere, devono agire in modo sinergico come un unico produttore, puntando a mantenere il livello di produzione e di occupazione”.

Il Ministro ha poi proseguito, sottolineando come: “Dati alla mano i consumi di energia cresceranno rapidamente nei prossimi anni. Le rinnovabili non sono in grado di soddisfare questa esigenza, solo il nucleare può dare risposte efficaci a questo boom di domanda. Anche l’Italia deve percorrere questa strada. Vanno create le condizioni di consenso su questa soluzione, per arrivare, come previsto nel PNIEC, ad avere produzione di energia da fonti nucleari, attraverso le tecnologie più innovative, a partire dal prossimo decennio. Non serviranno grandi centrali.

Le chiusure di mercato, con i dazi, possono essere solo temporanee. I cinesi rappresentano oggi una potenza anche nel mercato automotive, ben venga che avviino la produzione di auto in Europa e nel nostro Paese, rispettando tutte le norme nazionali. Siamo aperti agli investimenti sul nostro territorio. Dobbiamo procedere rapidamente alla riconversione e riprofessionalizzazione del sistema per assecondare la transizione”.

Il videomessaggio del ministro Urso

Il ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso è intervenuto oggi, con un video messaggio, all’evento promosso da #FORUMAutoMotive, il movimento di opinione che si batte per una mobilità libera da pregiudizi e ideologie fondato dal giornalista Pierluigi Bonora.

Questa edizione del #FORUMAutoMotive – ha affermato il ministro Urso – è propizia per fare il punto sulla sostenibilità ecologica del comparto, per superare i pregiudizi ideologici, togliere i paraocchi e guardare la realtà sotto gli occhi di tutti. Le scelte fatte finora hanno privilegiato gli obiettivi ambientali disaccoppiandoli, però, dallo sviluppo industriale e dalla tenuta sociale, altrettanto fondamentali. Queste scelte si sono rivelate inadeguate e irrealizzabili. I dati lo testimoniano. La crisi del settore automotive è deflagrata negli ultimi mesi. Noi abbiamo chiesto un cambio di rotta immediato verso un modello che ci espone alla concorrenza sempre più agguerrita dei marchi cinesi. C’è il rischio che, con le multe a carico delle Case europee, fino a oltre 15 miliardi di euro per chi non rientra negli obiettivi di riduzione della CO2, si renderà ancora più complicato recuperare il terreno perso nella competizione con i player asiatici”.

Urso ha poi aggiunto: “Siamo a un bivio. L’Europa deve decidere ora se confermare gli obiettivi di azzeramento della CO2 al 2035 o metterlo in discussione per attenuare le ricadute in termini di tenuta sociale ed economica, consentendo alle nostre imprese di prepararsi meglio. Occorre prendere scelte sulla base di approfondite analisi. Con la Repubblica Ceca ci siamo fatti promotori di un “Non Paper”, che sarà presto discusso in Commissione, al fine di riesaminare le modalità che porteranno allo stop dei motori endotermici entro il 2035: chiediamo di anticipare da fine 2026 ai primi mesi del 2025 la revisione del rapporto di regolamento sulle emissioni della CO2 dei veicoli leggeri per concedere alla nostra industria le risorse necessarie e le modalità regolatorie per accelerare sull’attuale traiettoria, recuperando lo svantaggio accumulato. Vogliamo anticipare questa decisione perché farlo a fine 2026 vuol dire farlo quando sarà troppo tardi. L’obiettivo della decarbonizzazione è sfidante, ma necessario e occorre riaprire subito il dibattito sulle modalità per raggiungerlo: ci vuole una visione di neutralità tecnologica accompagnata da risorse significative, sia sul fronte della domanda, sia sul fronte dell’offerta. Eventi come #FORUMAutoMotive servono per guardare avanti e affrontare efficacemente le sfide della transizione ecologica e della competitività globale. È fondamentale proteggere settori chiave come l’automotive su cui si regge il sistema europeo, l’economia e la società anche nel nostro Paese”.

Cinesi d’Italia, cinesi in Italia: le opportunità “dell’invasione asiatica”

Il talk show ha visto confrontarsi esperti e manager del settore automotive sulle opportunità di sviluppo aperte dall’arrivo delle vetture elettriche sul mercato europeo.

Sul tema dei mezzi pesanti è intervenuto Massimo Artusi, Presidente di Federauto: “Ci sono già oggi diverse proposte di camion cinesi di buona qualità (anche in termini di sicurezza) sul mercato europeo. Nei prossimi anni l’offerta in questo campo tenderà a crescere. Una storia diversa riguarda poi l’industria dei pullman elettrici su cui gli asiatici hanno scommesso molti anni fa: per questo tipo di segmento di mercato la tecnologia elettrica può essere particolarmente efficace”.

Paolo Daniele Cirelli, Presidente di Cirelli Motor Company, ha osservato: “Importiamo automobili da grandi costruttori cinesi, abbiamo una rete di 35 concessionari che puntano a introdurre questi modelli all’avanguardia sul mercato. Seguiamo il complesso processo di omologazione di questi mezzi sul mercato europeo, nel rispetto di numerose normative che in alcuni casi comportano piccole modifiche delle vetture. Il cliente finale inizia ad apprezzare queste auto. Le linee cinesi sono sempre più simili a quelle europee, proponendo un rapporto qualità/prezzo particolarmente vantaggioso per il cliente”.

Francesco Cremonesi, Direttore della Comunicazione di Omoda Jaecoo Italia (Gruppo Chery): “La disponibilità tecnologica del gruppo Chery è completa, il punto è che per incrementare la penetrazione nel mercato la soluzione è quella di partire con prodotti a benzina, implementando poi nel tempo l’offerta. Sono certo che il tema dei dazi può essere un ostacolo temporale, ma non in un programma a lungo periodo. Per il posizionamento di impianti produttivi, e non solo, in Italia, si pensa a un polo che si aggiunga a quello spagnolo, ma bisogna vedere l’andamento del mercato. Ci sono dialoghi con il nostro Governo e forse ci sarà in Italia un R&D Center dedicato allo stile”.

La parola è poi passata a Bruno Giovanni Mafrici, CEO di Car Mobility srl e CEO di DF Italia: “A dicembre contiamo di arrivare a una rete di 45 concessionari, anche grazie a partnership con primari dealer sul territorio nazionale. Stiamo lavorando molto per creare un centro ricambi tra Torino e Milano che rifornisca più Paesi. Il post vendita ha infatti un ruolo essenziale per una maggiore diffusione di questi veicoli. I marchi cinesi hanno appreso molto bene come si fanno le auto e oggi presentano un prodotto di elevata qualità con un’ottima tecnologia”.

Elisabetta Rezzani, Responsabile Ufficio Stampa Eurasia, ha poi segnalato: “Abbiamo rapporti consolidati con i costruttori cinesi, avendo scommesso molti anni fa su questo mercato. Proponiamo vetture a prezzi molto vantaggiosi che attirano la clientela, anche grazie a una tecnologia a bordo particolarmente avanzata. A breve arriveranno e lanceremo sul mercato nuovi modelli”.

Green Deal: una salvezza del Pianeta, anzi no, inutile e dannoso per la competitività.

Poi spazio al confronto tra chi vede nel Green Deal la salvezza del Pianeta e chi, invece, lo considera oltre che inutile, dannoso. A moderare il faccia a faccia il giornalista Umberto Zapelloni.

Camillo Piazza, Presidente di Class Onlus e Fondatore del Partito dei Verdi: “Manca una politica industriale di Governo. Abbiamo perso la battaglia con la Cina, 2 milioni di auto cinesi in Europa sono troppe. I fondi del PNRR sono stati spesi dai Comuni per l’acquisto di bus elettrici e sono andati tutti all’estero, nemmeno un centesimo all’industria italiana. L’Italia oggi non ha un peso specifico nelle decisioni in Europa. Costruire un’auto elettrica costa molto meno che produrne una con motore termico, ma in Europa costa il 6’% in più. I dazi non serviranno a nulla. Non fossilizziamo il dibattito su auto elettriche o non elettriche”.

In totale antitesi Andrea Taschini, Manager automotive ed editorialista: “Il Green Deal europeo è una grande burla. Avrebbe senso se lo facesse l’Asia, che rappresenta il 64% delle emissioni a livello mondiale. L’Europa è il Paese meno competitivo, l’energia costa il 158% in più. Oggi siamo su un binario morto. Tutto il Green Deal, dai pannelli solari alle pale eoliche, è basato su prodotti che arrivano dalla Cina. Ad aprile ha chiuso l’ultima fabbrica tedesca che produceva pannelli solari. Ogni continente dovrebbe usare i materiali che ha. Il litio non è il materiale più importante per produrre batterie, ma è la grafite. E il 97% della grafite nel mondo è controllata dalla Cina. In Europa non è possibile scavare e nemmeno raffinare i metalli. A parte ideologie e moralismi, l’Europa ha scontentato i cittadini”.

Green Deal atto secondo: dal “tutto elettrico” alla neutralità tecnologica. Sarà proprio così?

Il secondo talk, moderato dal giornalista Marco Marelli, si è soffermato sugli auspici e sulle preoccupazioni del mondo automotive italiano per il nuovo Green Deal che si andrà delineando nel corso del secondo mandato di Ursula von der Leyen al vertice della Commissione UE.

Geronimo La Russa, Vice Presidente ACI e Presidente Automobile Club Milano, ha sottolineato: “L’Italia si è fatta promotrice in Europa di un nuovo Green Deal e dobbiamo sperare che sia molto diverso da quanto visto finora. Senza un cambiamento di rotta siamo condannati a una decrescita poco felice. Il consumatore è oggi fortemente confuso e disorientato al momento dell’acquisto. Va invertita la rotta, serve neutralità tecnologica. Nonostante politiche spesso ostili anche da parte delle amministrazioni locali, continuiamo a registrare un forte desiderio di mobilità su quattro ruote”.

Parola poi a Gianni Murano, Presidente di UNEM: “L’unica strada per una vera transizione energetica nei trasporti è quella di è aprire a tutte le tecnologie in grado di dare un contributo concreto, valorizzando le nostre infrastrutture strategiche e le eccellenze tecnologiche e umane delle filiere europee oggi in grande difficoltà. Serve un nuovo illuminismo rispetto ai temi dell’energia e l’Europa dovrebbe convincersi che gli obiettivi non si raggiungono escludendo, ma includendo”.

Sul tema si è poi espresso Stefano Odorici, Presidente UCIF: “Serve più pragmatismo e meno ideologia. Per offrire servizio efficiente, servono strutture, che richiedono grandi investimenti. Più che sugli incentivi, spesso inefficaci come nell’ultima tornata, a incidere su una maggiore diffusione di questa tecnologia potrebbe essere una revisione della fiscalità”.

Fabio Pressi, CEO a2a E-Mobility, ha rilevato: “E’ in corso un significativo cambiamento sul fronte dell’energia che sta evolvendo rapidamente e gli operatori dell’energy sono da anni impegnati per accompagnare questa transizione. Avere indicato lo stop all’endotermico al 2035 è stato un messaggio ai costruttori affinché adeguassero le proprie strategie. È stato un errore comunicativo. Il mercato dell’auto per avere dei picchi ha bisogno di incentivi, utili anche per colmare il gap che ancora esiste tra il costo delle vetture e quello delle endotermiche”.

La parola, quindi, a Toni Purcaro, Chairman DEKRA Italia, Executive Vice President DEKRA Group – Head of Region CEEME: “I bilanci delle Case automobilistiche sono tutt’altro che in crisi a fronte di un mercato della produzione in decisa contrazione. Sul fronte della distribuzione, l’offerta vede oggi un numero di player che si è ridotto. I costi delle vetture elettriche restano un ostacolo alla diffusine di massa”.

In chiusura Marco Seimandi, Vice President di Westport Fuel Systems: “L’India è un Paese molto interessante da osservare in quanto ha scelto strategicamente di andare verso il metano e, su questo, ha investito in modo consistente. Sono favorevole a non incentivare nessuna tecnologia. A oggi gli e-fuels (sostenuti dalla Germania) sono ‘impercorribili’ da un punto di vista economico, mentre i bio-fuels (sostenuti dall’Italia) sono già pronti a stare sul mercato, ma sono osteggiati”.

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