La graduatoria delle province italiane rispetto all’estensione e all’intensità del fenomeno agromafia nel 2016, se fotografa una concentrazione del fenomeno soprattutto nel Mezzogiorno, evidenzia la presenza nella top ten di rilevanti realtà del Nord come Genova e Verona rispettivamente al secondo ed al terzo posto dopo Reggio Calabria per i traffici finalizzati al ricco business del falso Made in Italy.
E’ quanto è emerso alla presentazione del quinto Rapporto #Agromafie2017 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, nel quale è stata calcolata l’intensità del fenomeno delle agromafie per provincia sulla base delle risultanze quantitative delle azioni di contrasto specifiche poste in essere dalle diverse Forze dell’ordine per questo particolare aspetto criminale. L’ “agromafia” è stata quindi calcolata come la combinazione lineare di alcune variabili criminali che si ritengono particolarmente significative per individuare la presenza del fenomeno nel territorio: variabili opportunamente indicizzate e con pesi diversi in funzione della loro correlazione ponderata con il particolare tipo di reato. Per quel che concerne Genova il dato emerso è particolarmente elevato a causa di un diffuso sistema di contraffazione ed adulterazione nella filiera olearia nelle fasi di lavorazione industriale ed approvvigionamento dall’estero di oli di minore qualità da spacciare come italiani. A tali aspetti si sono poi aggiunte le operazioni di contrasto delle Forze dell’ordine sia nel territorio sia in ambito marittimo e portuale, che hanno comportato il sequestro di prodotti agricoli esteri vietati o adulterati (ad esempio, farine OGM e oli di palma). In provincia di Verona l’intensità dell’agromafia risulta significativa soprattutto per il fenomeno dell’importazione di suini dal Nord Europa e indebitamente marchiati come nazionali sia per gli interventi delle Forze dell’ordine a contrasto dell’adulterazione di bevande alcoliche e superalcolici come nel caso della rinomata grappa locale. Secondo il Rapporto Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare nonostante il crescente ruolo giocato dalle agromafie nel Settentrione, è nel Mezzogiorno che esse esprimono una maggiore e nociva diffusione. Nello specifico, tra le province che entrano nella “top ten” per un livello alto di criminalità organizzata del tipo dell’agromafia, ne sono state rilevate due in Calabria (Reggio Calabria, prima nella graduatoria nazionale, oltre a Catanzaro) e tre in Sicilia (Palermo, Caltanissetta e Catania), due in Campania (Caserta e Napoli) e Bari in Puglia. Per quel che concerne le province calabresi, la casistica criminosa è particolarmente ampia: dal controllo delle produzioni agricole e della pastorizia, con il relativo indotto occupazionale, agli incendi boschivi, dalla adulterazione dei prodotti oleari, caseari e vinicoli fino al preoccupante il crescente fenomeno dell’abigeato. Nel territorio siciliano le evidenze sono profondamente simili a quelle riscontrate per la Calabria, ma oltre all’abigeato sono state rilevate massicce infiltrazioni nel mercato ortofrutticolo (dagli agrumi alla frutta fino agli ortaggi a foglia) e nella pesca (in particolar modo a Caltanissetta). I comparti della distribuzione e dei trasporti dei prodotti agricoli e del pescato subiscono una forte infiltrazione da parte delle organizzazioni mafiose, contribuendo così all’artificiale rincaro dei prezzi dal produttore al distributore finale. Risultano, inoltre, fortemente significativi i furti di macchinari agricoli e i danneggiamenti delle colture, fenomeni da associarsi alle fattispecie criminose che ne sono la causa (estorsioni, usura, racket estorsivo). Secondo il Rapporto Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare relativamente nuovo risulta, invece, essere l’interesse delle agromafie per le plastiche da confezionamento ed imballaggio, a testimonianza della pervasività del tessuto criminale in ogni stadio della filiera. Come precedentemente evidenziato, le province campane maggiormente interessate dal fenomeno agromafia sono quelle di Caserta e Napoli dove, con l’indiscutibile e intenso controllo del territorio locale operato dalla camorra, è possibile riscontrare, oltre ad alcune fattispecie omogeneamente diffuse (quali il controllo dell’autotrasporto, l’estorsione alle aziende agricole e la distribuzione su scala nazionale di prodotti adulterati nel settore della ristorazione), alcuni tratti distintivi. Nella provincia di Caserta l’agromafia si esprime nella sua forma più tradizionale, mediante un controllo oppressivo e ramificato dell’intera filiera agroalimentare, con particolare riguardo al comparto ortofrutticolo. Nel caso specifico di Napoli l’agromafia opera maggiormente agli stadi di lavorazione o manifattura (come nel caso del pane clandestino, ad esempio) o di distribuzione e approvvigionamento di prodotti connessi alla filiera agroalimentare. A Bari in Puglia le fattispecie criminose più significative sono costituite dalla sofisticazione (soprattutto dell’ortofrutta e dell’oleario), ma si assiste anche ad una escalation di furti nelle campagne. “La presenza di importanti città portuali nella top ten dei capoluoghi di provincia colpiti dal fenomeno delle Agromafie dimostra che tali infrastrutture costituiscono non solo un volàno per lo sviluppo economico del territorio circostante, ma anche una opportunità di crescita, approvvigionamento e distribuzione per le organizzazioni criminali”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare “l’esigenza di fermare i traffici illeciti stringendo le maglie larghe della legislazione a partire dall’obbligo generalizzato di indicare in etichetta la provenienza degli alimenti e di rendere pubblici gli elenchi delle aziende che importano da paesi extracomunitari al fine di meglio garantire l’attività di controllo”.