Secondo una relazione Ue che analizza la situazione per il 2009 e il 2010, in Europa si registrano miglioramenti nella raccolta e nel trattamento delle acque reflue, anche se sussistono notevoli differenze tra gli Stati membri.
Il 91% del carico inquinante proveniente dalle grandi città dell’Unione europea beneficia di un trattamento più rigoroso, contro il 77% evidenziato nella relazione precedente.
Questo ha comportato anche un miglioramento delle acque di balneazione (leggi anche: Mare e inquinamento, il bilancio di Goletta Verde): all’inizio degli anni’ 90, solo il 60% circa dei siti di balneazione vantava acque di qualità eccellente, mentre oggi tale cifra è pari al 78%.
I progressi vanno di pari passo con considerevoli investimenti di sostegno dell’UE, 14,3 miliardi di EUR nel periodo 2007-2013.
Ma non tutti i dati sono positivi. Solo 11 delle 27 capitali europee sono dotate di un adeguato sistema di raccolta e di trattamento, nonostante il fatto che le norme siano state fissate più di 20 anni fa.
A norma della legislazione dell’UE stabilita nel 1991, infatti, gli Stati membri sono tenuti a dotarsi di sistemi di raccolta delle acque reflue urbane e a garantire che l’acqua che entra nei sistemi di raccolta subisca un opportuno trattamento “secondario” per rimuovere le sostanze inquinanti. Le acque reflue che arrivano in aree sensibili (quali i siti di balneazione o le riserve di acqua potabile, ad esempio) sono sottoposte a un’ulteriore forma di trattamento più rigorosa. Per gli Stati membri dell’UE-15 tutti i termini stabiliti dalla direttiva sono scaduti, ma gli Stati membri dell’UE-12 hanno beneficiato di termini più ampi, l’ultimo dei quali scadrà nel 2018.
Janez Potočnik, Commissario per l’Ambiente, ha dichiarato: “Il trattamento delle acque reflue è un test fondamentale per la società: Eliminiamo i rifiuti che produciamo o stiamo rovinando l’ambiente da cui dipendiamo? Sono soddisfatto di vedere che le tendenze vanno nella direzione giusta e sono lieto di constatare che l’azione della Commissione, che associa misure di sostegno finanziario a, se necessario, azioni legali, sta dando i suoi frutti a vantaggio dei cittadini europei.”
Le acque reflue non trattate possono essere contaminate da batteri e virus dannosi e rappresentano pertanto un rischio per la salute pubblica. Esse contengono tra l’altro nutrienti come l’azoto e il fosforo che possono danneggiare le acque dolci e l’ambiente marino favorendo la crescita eccessiva di alghe che soffocano le altre forme di vita, processo conosciuto come eutrofizzazione.
La Commissione sta promuovendo il rispetto delle norme nell’ambito di un dialogo permanente e, laddove necessario, mediante i procedimenti di infrazione, alcuni dei quali risalgono al 1997. Sono ancora in corso procedimenti di infrazione nei confronti di 10 Stati membri.
Gli highlights messi in evidenza nella relazione:
- Il tasso di raccolta è molto elevato, con 15 Stati membri che raccolgono il 100% del loro carico inquinante totale. Tutti hanno mantenuto o migliorato i risultati già ottenuti, sebbene il tasso di conformità sia tuttora inferiore al 30% in Bulgaria, Cipro, Estonia, Lettonia e Slovenia.
- I tassi di conformità per il trattamento secondario sono pari all’82%, con un aumento di 4 punti rispetto alla relazione precedente. Tuttavia vi sono enormi differenze tra l’UE-15, dove i tassi erano compresi tra il 90 e il 100% e l’UE-12, dove in media la conformità era del 39%.
- I tassi di conformità per il trattamento più rigoroso destinato a contrastare l’eutrofizzazione o ridurre l’inquinamento batteriologico che potrebbero avere ripercussioni sulla salute umana, sono, complessivamente, pari al 77%. Gli Stati membri dell’UE-12 hanno raggiunto in media solo il 14%, mentre l’Austria, la Germania, la Grecia e la Finlandia registrano una percentuale di conformità del 100%.
- La parte del territorio UE designata come “area sensibile” registra un aumento di due punti rispetto alla relazione precedente, raggiungendo quasi il 75%. L’aumento maggiore si è registrato in Francia e in Grecia.