Sversamento greggio, emergenza finita. Ora si quantifichino i danni

Sversamento greggio, emergenza finita. Ora si quantifichino i danni
Sversamento greggio, emergenza finita. Ora si quantifichino i danni

Liguria, l’emergenza procurata dallo sversamento di petrolio della Iplom sembra essere finita. Lo ha ribadito il Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti ieri in consiglio regionale nel corso dell’incontro con il Ministro per l’Ambiente, Gian Luca Galletti.

“Siamo in consiglio regionale con il Ministro e non c’è più il petrolio perché l’emergenza è finita. Sono molto soddisfatto per come la vicenda dello sversamento del greggio è stata affrontata dagli enti locali, a partire dalla nostra Regione che ha voluto il tavolo tecnico di coordinamento in Prefettura e da tutte le altre istituzioni coinvolte, grazie alle quali l’emergenza in mare si è conclusa.

Con il Ministro abbiamo affrontato il tema della bonifica che deve incominciare, non appena la Magistratura dissequestrerà l’area. Si tratta di una bonifica tecnicamente importante, anche per i volumi che dovrà trattare e la presenza oggi qui di Galletti oltre che i costanti rapporti con il Governo e con il sottosegretario, De Vincenzi e il Ministro Delrio dimostrano la buona volontà di continuare con la collaborazione istituzionale”. “Grazie alla collaborazione istituzionale che abbiamo messo in piedi – ha continuato il Presidente Toti – siamo riusciti a superare un’emergenza in cui tutti i soggetti hanno lavorato bene”. Anche l’assessore regionale all’ambiente, Giampedrone ha sottolineato la “grande prova di collaborazione istituzionale messa in atto per superare l’emergenza petrolio. Una metà vittoria rispetto a una situazione molto grave che non doveva accadere e che salva una stagione estiva e turistica”. L’assessore Giampedrone ha sottolineato il ruolo svolto da Arpal, l’agenzia regionale di Protezione ambientale che “continuerà a monitorare, anche con l’ispezione dei fondali e sarà sempre pronta a intervenire, nel caso fosse necessario”. La Regione Liguria attraverso il Presidente Toti e l’assessore all’ambiente ha chiesto inoltre “grande attenzione dal Governo sul fronte della bonifica ambientale del sito e un piano per il revamping degli impianti, attraverso opportuni investimenti, vista la loro obsolescenza”. “Non si può infatti – ha concluso Giampedrone – continuare a far convivere questa gente con la costante preoccupazione per quanto è accaduto, bisogna dare certezze di sicurezza ai cittadini che non possono convivere con un rischio così alto”.
Intanto Legambiente chiede subito una verifica a livello nazionale sulle effettive condizioni degli impianti petroliferi presenti lungo la Penisola e sui piani di intervento antinquinamento.
“Oggi le fonti fossili ci presentano il conto, rendendo evidenti i limiti sanitari, ambientali, economici e sociali del loro utilizzo – dichiara Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente – L’incidente avvenuto alla raffineria Iplom di Busalla, vicino Genova, non va sottovalutato, anzi dimostra quanto sia necessario ed urgente superare al più presto l’utilizzo delle fonti fossili per garantire la convivenza dei cittadini, la loro salute e quella dei sistemi ecologici vitali anche nelle nostre città, con le attività produttive e il lavoro. In Italia se c’è una fuoriuscita di petrolio da un impianto si minimizza dicendo che la situazione è sotto controllo, dimenticando i danni che un incidente simile causa all’ambiente e all’ecosistema marino. Inoltre ci si ostina a considerare le vecchie ed inquinanti fonti fossili la miglior fonte energetica per il Paese, nonostante il grande crescere delle rinnovabili e gli impegni presi alla Cop21 di Parigi e a New York con la firma degli accordi sul clima. In Francia, invece, dopo la rottura accidentale di un oleodotto sotterraneo che ad inizio aprile ha causato la fuoriuscita di 550mila litri di olio combustibile, il ministro dell’ambiente francese Ségolène Royal ha avviato una moratoria sulle ricerche d’idrocarburi nel Mediterraneo, dicendo no alle trivelle e sostenendo le rinnovabili. L’ora dei rinvii è finita, l’Italia si rende indipendente dalle fonti fossili per evitare che si ripetano altri incidenti come accaduto da ultimo a Genova. E in attesa che a Genova si avvii al più presto la bonifica dell’area, chiediamo una verifica a livello nazionale sulle effettive condizioni degli impianti petroliferi presenti lungo la Penisola e sui relativi piani di intervento antinquinamento”.
Legambiente ricorda che in Italia ci sono molti impianti legati alla lavorazione ed allo stoccaggio di petrolio collocati lungo le coste: 73 impianti di depositi di oli minerali distribuiti in tutte le regioni costiere, con una capacità di stoccaggio di oltre 13 milioni di mc; 11 impianti di raffinazione per un totale lavorato pari a oltre 108,5 milioni di tonnellate di greggio all’anno (5 in Sicilia, 1 in Emilia Romagna, Marche, Toscana, Puglia, Veneto e Sardegna); infine 8 impianti petrolchimici per un totale di circa 13 milioni di tonnellate di materiale lavorato all’anno. (Dati forniti da Assocostieri – l’Associazione Nazionale dei Depositi Costieri di Olii Minerali).

 

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