La Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI), che riunisce le comunità luterane dell’intera penisola, ha inviato un appello alle istituzioni della Repubblica affinché il nostro Governo reciti un ruolo attivo e deciso nell’ambito della XXI Conferenza delle Parti (COP21) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che avrà inizio a Parigi il prossimo 30 novembre.
L’appello è stato rivolto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, al Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e al Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti.
Secondo la CELI, infatti, l’Italia ha la possibilità di diventare un leader morale nel proteggere e rendere possibile un clima futuro che sia al servizio dei bisogni di tutti gli uomini.”E ha il dovere di farlo – sottolinea la nota diffusa della CELI – sia agendo all’interno del nostro Paese sia spingendo affinché vengano assunti impegni audaci nel corso di un evento mondiale in cui le delibere e le misure prese dagli Stati partecipanti saranno decisive per l’esistenza delle generazioni attuali e future.”
Come evidenziato in un passaggio della lettera, “siccità disastrose, inondazioni massive e forti tempeste distruggono sempre più spesso vite, proprietà e mezzi di sussistenza. Gruppi già svantaggiati come donne, bambini e popolazioni indigene sono quelli più colpiti. (…) E’ giunto il momento di concludere un accordo ambizioso ed equo.”
L’appello della CELI nasce in risposta all’invito della Federazione Luterana Mondiale (FLM) – comunione globale di 145 Chiese con oltre 72 milioni di Cristiane e Cristiani in 98 nazioni – di sensibilizzare le autorità nazionali sull’urgenza di un accordo globale ed equilibrato sul clima in grado di superare gli interessi dei singoli Stati.
In particolare, la CELI – già impegnata, come le altre Chiese luterane nel mondo, ad attuare concretamente la transizione verso uno stile di vita sempre più rispettoso dell’ambiente – invita il Governo italiano a considerare, nel corso delle negoziazioni, la necessità di: determinare un quadro di iniziative che siano in grado di contenere, dopo il 2020, l’incremento medio del riscaldamento della superficie terrestre ben al di sotto di 2°C; agire, da oggi e fino al 2020, per mitigare i rischi climatici con la contestuale assunzione – da parte dell’Italia e degli altri paesi sviluppati – di un visibile ruolo guida in conformità a quanto stabilito nel corso di COP17 (Durban 2011); focalizzarsi fortemente sulle politiche di adattamento e resilienza ai mutamenti climatici, con speciale riguardo alla tutela delle popolazioni povere e vulnerabili; includere, in un accordo per il periodo successivo al 2020, le perdite e i danni derivanti dai cambiamenti climatici, affinché gli interessi di coloro che non possono più adeguarsi a questi effetti vengano tutelati ora ed in futuro; pianificare in modo trasparente, sia a breve sia a medio-lungo termine, le misure (anche finanziarie) necessarie alla realizzazione degli interventi climatici urgenti nei paesi in via di sviluppo.
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