L’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), il gruppo di studio delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico riunitosi nei giorni scorsi in Giappone ha pubblicato il rapporto Cambiamenti Climatici 2014, frutto del lavoro di 309 autori in rappresentanza di 70 paesi. Le conclusioni, per fare fronte ai cambiamenti climatici, bisogna fare delle scelte di adattamento, tenendo sempre ben presente che sebbene la natura dei rischi legati ai cambiamenti climatici sia sempre più chiara, si potrà assistere a delle sorprese.
Il documento è la seconda parte del quinto rapporto di valutazione dell’Ipcc, che sarà completato a ottobre e servirà da base per la conferenza di Parigi del 2015, che dovrebbe produrre un nuovo accordo internazionale sulle misure per contrastare il cambiamento climatico.
“Il rapporto per la prima volta sottolinea la marcata differenza tra ciò che la Terra potrebbe essere se agiamo ora per tagliare le emissioni di gas serra, che attualmente provengono per la maggior parte dall’uso dei combustibili fossili, e quello che potrebbe accadere in assenza di azioni veloci e adeguate – ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia.
“Questo report ci pone dinanzi a due scelte: tagliare le emissioni ora e investire in azioni di adattamento e avere un pianeta su cui gravano rischi affrontabili, seppur a fatica e con grandi costi, oppure, non fare nulla e prepararci a un mondo di rischi e impatti devastanti e fuori controllo. Il Report è molto chiaro su questo punto: non c’è da aspettare. Siamo ancora in tempo per limitare i danni adottando tutte le forme di adattamento possibili rispetto agli effetti che vediamo oggi.- ma senza azioni immediate e specifiche per eliminare le emissioni di gas serra, gli effetti saranno ben più gravi e oltre i limiti di un possibile adattamento. Speriamo che il prossimo report IPCC che verrà reso noto a Berlino in aprile darà indicazioni chiare sulle soluzioni attuabili”.
“E’ evidente che esiste un enorme divario tra quanto la comunità scientifica ci dice non da oggi, ma da almeno 20 anni, e ciò che i governi hanno finora messo in atto. I dati parlano chiaro, ma il dibattito politico non produce la virata necessaria. Siamo tutti a rischio, il Mediterraneo è tra le aree che potrebbero essere maggiormente colpite, ma le persone e Paesi più poveri sono ancor più vulnerabili– ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile clima&energia del WWF Italia – Tutti i Paesi devono agire, a cominciare dall’Unione Europea che deve provvedere a varare un pacchetto ambizioso sul clima e l’energia per il periodo post 2020, includendovi forti target per la riduzione delle emissioni di gas serra, per le energie rinnovabili e per il risparmio e l’efficienza energetica. E deve farlo prima del Summit sul cambiamento climatico che il segretario generale delle Nazioni Unite, BanKi-moon, ha organizzato per settembre, in modo da stimolare al massimo il negoziato sul clima nell’ambito della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), a dicembre”.
I quattro temi che emergono:
– I rischi sono reali, ampi e variegati,
– Le incertezze che ancora sono presenti nella valutazioni della severità di alcuni impatti non giustificano alcun ritardo nell’azione,
– Le popolazioni delle comunità povere e marginalizzate sono quelle che subiranno maggiormente gli effetti del cambiamento climatico,
– Nessuna soluzione di adattamento può funzionare isolatamente e alcuni impatti non possono prevedere capacità di adattarsi ad essi.
Il rapporto indica alcuni messaggi molto chiari:
– Il riscaldamento dei sistemi naturali terrestri, di acqua dolce e marini, è inequivocabile, sta guidando il cambiamento climatico attuale ed è largamente causato dalle attività umane. Molte aree del mondo stanno già subendo in maniera frequente intensi fenomeni meteorici estremi che si accompagnano a fenomeni come le modificazioni in atto nella disponibilità dell’acqua, i mutamenti nella disponibilità della produzione alimentare, gli impatti sulla salute che si stanno esacerbando, la degradazione degli ambienti naturali, il declino nella produzione delle derrate più significative, la modifica delle migrazioni delle specie e l’incremento delle estinzioni.
– La conoscenza scientifica sugli attuali e futuri rischi del cambiamento climatico si è molto rafforzato e l’incremento delle temperature potrà causare impatti significativi sulla crescita economica, la sicurezza alimentare le ineguaglianze economiche, sociali e culturali e la povertà.
– I paesi in via di sviluppo e le comunità rurali stanno subendo e subiranno i danni maggiori per gli impatti sulla produzione alimentare, gli allevamenti di bestiame e le economie locali. Molte popolazioni al mondo sono altamente vulnerabili ad un riscaldamento che superi i 2°C rispetto ai livelli pre industriali.
– I prossimi decenni da qui al 2040 costituiscono l’era della responsabilità climatica e le incertezze ancora esistenti non possono in alcun modo giustificare l’inazione. Il WG II sottolinea le direzioni che potrebbe prendere il cambiamento climatico e lo sviluppo delle società e le azioni che è necessario intraprendere da subito per evitare danni maggiori. E’ molto più utile e economico agire sul cambiamento climatico ora che continuare a rimandare.
Europa, alcuni trend.
– Secondo tutti gli scenari IPCC, le inondazioni che si abbatteranno sulle coste europee, in particolare se queste non saranno poste ad azioni di adattamento, potrebbero coinvolgere fino a 5.5 milioni di persone con un costo diretto che si potrebbe aggirare intorno ai 17 miliardi di euro l’anno.
– L’Europa centrale e settentrionale (compreso il Regno Unito) saranno pesantemente impattati dalle inondazioni dei fiumi con la possibilità di raddoppiare gli attuali danni. Tenendo conto gli impedimenti alla crescita economica le perdite da inondazioni in Europa in uno scenario da 5.5°C potrebbero incrementare di 17 volte.
– Il turismo invernale nelle zone montane e quello estivo nell’area mediterranea decresceranno con l’incremento delle temperature.
– L’Europa è un fornitore di cibo a livello globale: il cambiamento climatico produrrà un declino della produttività dovuto anche a malattie e diffusione dei funghi parassiti, che avrà effetti significativi sulla sicurezza alimentare mondiale.
– Nell’Europa meridionale le condizioni di piovosità saranno ristretti a certi periodi in inverno e in primavera.
– I rischi di incendi negli habitat naturali e anche di megaincendi continueranno a crescere, come lo faranno i rischi dovuti alle tempeste di vento.
– Il valore delle foreste europee declinerà di diverse centinaia di miliardi di euro e le incidenze di malattie dovute ad insetti, funghi ed altri parassiti incrementeranno.
– Le temperature in mare più calde e i fenomeni di acidificazione oceanica impatteranno seriamente sull’industria del pesce e dei molluschi bivalvi.
– Il cambiamento climatico produce e continuerà a produrre significativi effetti sulla biodiversità europea, incluse le modalità temporali delle migrazioni e dei periodi di riproduzione degli uccelli. S prevede che gli habitat adatti per la riproduzione degli uccelli si dovranno “spostare” di circa 550 chilometri entro la fine del secolo.
– Fino al 9% dei mammiferi saranno a rischio di estinzione e fino al 78% saranno severamente minacciati dal pericolo di estinzione.
– Ad oggi una specie invasiva giunge nel mar Mediterraneo ogni 4-5 settimane. Questo tasso continuerà a crescere.