In dieci anni, tra il 2002 e il 2012, le licenze di Porto di fucile a uso caccia sono scese del 21%, da 885 mila a poco meno di 700 mila, secondo la Polizia di Stato. Ma la caccia continua a fare vittime anche tra gli esseri umani: tra settembre e l’inizio di dicembre 2013 ci sono stati quattro morti e 16 feriti tra la gente comune, in base ai dati diffusi dall’Associazione Vittime della Caccia. “Accade anche per un grave difetto della legge italiana: è ancora in vigore l’articolo 842 del Codice civile, risalente al 1942, che consente ai cacciatori di entrare e sparare nei terreni privati, senza dover chiedere alcun permesso” ha spiegato Patrizia Fantilli, responsabile dell’Ufficio legale del WWF Italia. Su questo il WWF ha presentato ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo ed è in attesa della sentenza.
Il dato delle licenze è fuorviante, ricorda però il WWF, infatti sono migliaia i fucili che vengono detenuti senza rinnovare la licenza annuale e che possono essere utilizzati. Insomma il passaggio dalla caccia legale a quella illegale in molti casi può essere più sottile di quanto si pensi. Secondo il WWF è proprio sul fronte del bracconaggio che c’è molto ancora da fare. E’ un fenomeno diffuso, non solo legato alle armi da fuoco e ancora troppo sommerso. Il tasso di illegalità e criminalità ambientale, in Italia, è così elevato che ogni 43 minuti si verifica un illecito, secondo i calcoli del Ministero dell’Ambiente. Allo stesso tempo il nostro Paese è tra i più ricchi di biodiversità in Europa. Ecco perché il WWF, oltre ad attivare centinaia di azioni legali, opera con un network di oltre 300 volontari, le Guardie venatorie, che intervengono dove le forze dell’ordine non riescono ad arrivare. Dal Nord al Sud, le Guardie svolgono un lavoro prezioso e rischioso in particolare contro il bracconaggio. A Bareggio, provincia di Milano, hanno recentemente fermato tre bracconieri che uccidevano qualsiasi volatile sorvolasse quelle campagne, con l’utilizzo di richiami acustici vietati mentre al CRAS di Valpredina nella bergamasca sono decine i rapaci protetti arrivati feriti da armi da fuoco solo durante questa stagione.