La Fiper, Federazione Italiana Produttori di Energia Rinnovabili, ha presentato nei giorni scorsi al MISE le osservazioni alla Consultazione Pubblica sulle linee guida per la revisione dei certificati bianchi.
“Per un effettivo sostegno del teleriscaldamento a biomassa, come indicato dalla Direttiva europea 2012/27/Ue e recepito nella normativa italiana” (art. 10 del D.Lgs 102/2014), è necessario “identificare un meccanismo di concreta incentivazione che premi l’utilizzo della risorsa rinnovabile ovvero le biomasse legnose presenti sul territorio”.
Fiper focalizza l’attenzione sul punto 6.2 del documento.
Qui si stabilisce che agli interventi “volti alla valorizzazione dell’utilizzo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia termica ed elettrica” non saranno più riconosciuti Tee in base al “risparmio di energia fossile” derivante, ma solo in base a un effettivo “incremento dell’efficienza energetica”.
Nel caso del teleriscaldamento a biomassa, però, il calcolo “non è effettuato sul risparmio dell’energia primaria bensì sulla sostituzione dell’utilizzo di fonti fossili di importazione con l’impiego di biomasse legnose locali”, rileva Fiper.
La nuova indicazione prevista al punto 6.2, inoltre, è presa anche in ragione “dell’esistenza di altri strumenti di incentivazione delle rinnovabili”. Invece, per il teleriscaldamento alimentato a biomassa legnosa, Fiper sottolinea come non sussista attualmente nessun altro incentivo. Dunque, si “priverebbe il sistema di teleriscaldamento dell’unico, seppur limitato, strumento di sostegno a oggi esistente e funzionante”.
Quindi la proposta della Federazione è di mantenere la scheda 22 T fintanto che non venga identificata un nuovo sistema di incentivazione che incentivi il teleriscaldamento a biomassa.
“Lo strumento dei titoli di efficienza energetica – fa notare la Fiper – ha contribuito dal 2001 alla realizzazione e ampliamento delle reti di teleriscaldamento a biomassa attraverso la scheda tecnica 22T, garantendo un risparmio significativo di energia fossile presso i clienti finali. Nella Scheda Tecnica 22T, infatti, il teleriscaldamento a biomassa risulta ammesso al riconoscimento dei certificati bianchi grazie all’azzeramento convenzionale del potere calorifico inferiore (PCI) della biomassa e al conseguente risparmio di energia fossile presso l’utenza finale.
Il calcolo non è quindi effettuato sul risparmio dell’energia primaria bensì sulla sostituzione dell’utilizzo di fonti fossili di importazione con l’impiego di biomasse legnose locali con notevoli ricadute positive in termini economici, ambientali e occupazionali che si realizzano sul territorio dove hanno sede gli impianti.
E’ opportuno evidenziare che i certificati bianchi, della sola durata di 5 anni, sono gli unici incentivi percepiti sinora dai gestori di reti di teleriscaldamento a biomassa per l’erogazione e distribuzione di energia termica rinnovabile. L’azzeramento convenzionale del PCI della biomassa ha contribuito nel corso degli anni
all’ampliamento delle reti, favorendo la diffusione di questa tecnologia in comuni non metanizzati, le cui utenze si riscaldavano precedentemente con utilizzo di gasolio e gpl.”