E’ arrivato oggi il via libera definitivo del Parlamento europeo alla direttiva che fissa al 7% il limite massimo di biocarburanti derivati da colture agricole nel concorso al raggiungimento dell’obiettivo del 10% di fonti alternative nei trasporti al 2020.
Oltre al limite del 7%, la nuova direttiva, stabilisce che i fornitori di combustibili devono riferire ai paesi dell’Ue e alla Commissione europea il livello stimato di emissioni di gas serra, causate dal “cambiamento dell’uso indiretto del suolo” (ILUC), vale a dire liberando più colture per la coltivazione di cibo, in modo da compensare il passaggio alla produzione di biocarburante; che la Commissione deve riferire e pubblicare i dati sulle emissioni collegate all’ILUC; che la Commissione deve riferire al Parlamento europeo e al Consiglio dei ministri sulla possibilità di includere i valori relativi alle emissioni collegate all’ILUC nei criteri di sostenibilità già esistenti.
Gli Stati membri dovranno inoltre fissare, non più tardi di 18 mesi dopo l’entrata in vigore della direttiva, un obiettivo nazionale per la quota di biocarburanti di seconda generazione, per esempio quelli derivati da alcuni tipi di rifiuti, di residui e da nuove fonti come le alghe, nel consumo totale nel settore dei trasporti.
“Avevamo obiettivi molto più alti – ha commentato il relatore della proposta, Nils Torvalds (ALDE, FI) – sia in termini di riduzione delle emissioni di gas serra, sia di progresso tecnologico. Se l’Europa non avanza, si sarà lasciata indietro. Abbiamo anche il problema sistemico della minoranza di blocco in seno al Consiglio, che si sviluppa a volte in una dittatura della minoranza, con gli Stati membri che hanno paura del futuro”.