La mobilitazione di Coldiretti per la crisi del settore dell’allevamento da latte ha già coinvolto circa ventimila allevatori che insieme alle principali associazioni dei consumatori (Adiconsum, Federconsumatori, Adusbef, Codacons, Movimento consumatori) hanno intercettato centinaia di camion, tir e cisterne, presidiato decine di iper e supermercati in tutte le regioni.
Oltre mille, denuncia Coldiretti, le stalle da latte chiuse delle quali il 60 per cento in montagna e quasi quattromila posti di lavoro andati in fumo per effetto della perdita nei bilanci di circa 550 milioni di euro perché il latte agli allevatori viene pagato al di sotto dei costi di produzione, con una riduzione dei compensi fino al 30 per cento rispetto allo scorso anno, su valori inferiori a quelli di venti anni.
Il prezzo del latte fresco – sottolinea la Coldiretti – nel 2015 moltiplica quattro volte dalla stalla alla tavola e a fronte di una produzione nazionale di circa 110 milioni di quintali di latte sono 85 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente dall’estero, circa il 40 per cento, e c’è il rischio concreto che il latte straniero possa a breve per la prima volta superare quello tricolore.
Gli allevatori della Coldiretti chiedono che il compenso riconosciuto sia almeno commisurato ai costi di produzione che variano dai 38 ai 41 centesimi al litro secondo l’analisi ufficiale effettuata dall’Ismea in attuazione della legge 91 del luglio 2015. Inoltre – denuncia la Coldiretti – l’assenza dell’indicazione chiara dell’origine del latte a lunga conservazione, ma anche di quello impiegato in yogurt, latticini e formaggi, non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionale e con esse il lavoro e l’economia del vero Made in Italy.
La protesta di Coldiretti incassa anche la solidarietà della Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi, aderente a Confcommercio. “Un litro di latte oggi viene acquistato agli allevatori da parte dell’industria a 33 centesimi, un valore non in grado di coprire i costi”, è quanto sostiene Lino Enrico Stoppani, presidente della maggiore organizzazione del settore dei pubblici esercizi. “D’altra parte, il potere contrattuale dei piccoli produttori di latte è infinitamente più basso di quello delle multinazionali dell’alimentare che lo acquistano. Per questo, nell’ambito della complessa crisi della filiera vogliamo fare la nostra parte: ci sono quasi 100.000 bar tra cui 35.000 gelaterie da noi rappresentate che acquistano latte fresco e che preferiscono il prodotto italiano, meglio se da imprese a loro territorialmente prossime, per ragioni organolettiche e di sostenibilità ambientale. Insieme agli agricoltori dobbiamo creare una “rete” per la difesa del cibo di qualità e del buon vivere italiano. Se lo aspettano i consumatori che non mancheranno di apprezzare questo sforzo comune”.
Leggi anche:
Zootecnia e latte, gli agricoltori protestano
Latte. Presidio Coldiretti a Lodi, si prosegue
Fondo latte, firmato decreto
Coldiretti: no al formaggio senza latte
Aiuti agli allevatori. Latte, Martina: pronti ad attuare interventi UE